Gabanelli, un gran rifiuto che è un diktat

Cominciamo dalla Rai, ma la politica - e i suoi protagonisti in vena di errori quotidiani - segue a ruota. Innanzitutto perché la Rai è, meglio di altre grandi aziende, lo specchio del Paese e, al tempo stesso, un comparto della politica per il semplice motivo che il suo riflesso nell’opinione pubblica è duplice, con effetti sommatori nella misura in cui il soggetto partecipa alla tavola politica e nel contempo la serve.

Il rifiuto di Milena Gabanelli - che lei stessa si ritiene un caso a sé - alla proposta della Rai (Cda e direttore generale) con la richiesta di aspettativa non retribuita (certamente un bel gesto) non poteva essere solo una decisione professionale, ancorché di prestigio, sia per le sue non dimenticate Quirinarie, come le chiamavano il duo Grillo-Casaleggio, sia per i non infrequenti e duri attacchi “politici” del suo “Report”, sia perché ci stanno pensando i partiti a rendere artefice e/o vittima della Polis la sua scelta di sbattere - a nostro parere inopinatamente e incomprensibilmente - le porte in faccia alla Rai, con un rifiuto & controproposta dai toni del “prendere o lasciare”, a cominciare dal buon Di Bella & Rai News al Cda tutto e a un dignitoso ma amareggiato Mario Orfeo.

Un no, si badi bene, dopo oltre sei mesi di incontri, colloqui, scambi, proposte, insomma di trattative. Che sia “politica” questa decisione di autosospendersi, che Freccero vicinissimo “politicamente” alla Gabanelli, ritiene o auspica, temporanea, lo dimostrano le prese di posizione dei grilli politici parlanti ai quali verrebbe proprio voglia di dire di avere perso l’ennesima occasione di tacere se non temessimo l’effetto opposto. Ovviamente i pentastellati parlano di una bocciatura politica della “Rai renziana”, ma anche del “fallimento del dg Mario Orfeo”, mentre Matteo Salvini, che sta vincendo il premio del grillo parlante più parlante di tutti e su tutto, lancia la più incondizionata delle sue solidarietà alla Milena della tivù. Te pareva.

Ora, la Rai non sarà la Bbc ma è pur sempre l’azienda - fra le prime al mondo - nella quale la Gabanelli, come scrive un imperdibile Giuliano Ferrara paragonandola a una severa e imperiosa Istitutrice svizzera: “Per vent’anni l’Istitutrice ha impartito la sua pedagogia e ha sculacciato i sederini del potere senza tregua sui suoi schermi”. Non solo, ma con questo suo gran rifiuto la Gabanelli ha “sculacciato” altri importanti posteriori, benché non politici, a cominciare da quello del collega Di Bella direttore di Rai News dicendogli in faccia che non se la sente assolutamente di mettere la faccia su un prodotto che non firma non essendone il direttore responsabile, e che attende altri accorpamenti in Rai preludio per il varo di una nuova testata. “Se a quel punto - ha concluso la Gabanelli - il dg intenderà affidarmi la direzione, troverà la mia disponibilità”. Se non è un prendere o lasciare, poco ci manca. Dimenticavamo: è un caso. A sé.

Aggiornato il 08 settembre 2017 alle ore 19:13