Se le Ong ci prendono a pedate

Non ci sono soltanto la Francia e la Germania, l’Austria e l’Ungheria, la Polonia e la Slovacchia, e Bruxelles, a tirare schiaffi al governo italiano. Ora ci si mettono anche le Organizzazioni non governative (Ong). Nel disperato tentativo di trovare una via d’uscita nella crisi dei migranti, il Ministero dell’Interno ha redatto un codice di condotta per disciplinare il comportamento delle organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di salvataggio dei migranti nel Mare Mediterraneo meridionale. La risposta dei destinatari dell’iniziativa è stata categorica: non se ne parla. Delle nove Ong interessate solo due hanno firmato l’intesa. Le altre, capeggiate dalla potente “macchina da guerra” di Medici senza frontiere, hanno rifiutato di sottoporsi alle regole più stringenti che il Viminale vorrebbe imporgli nel tentativo di ridurre il flusso d’arrivo dei migranti sulle nostre coste.

Adesso cosa accadrà? Un governo serio e rispettato dovrebbe prendere l’unica decisione ammissibile. Proibire l’approdo nei porti italiani a quelle organizzazioni che non intendono accettare le nuove regole. Un governo serio, appunto. Ma è del Governo Gentiloni che stiamo parlando, non del Gabinetto di guerra di Winston Churchill. Resta paradigmatica la reazione delle anime belle della maggioranza parlamentare, prese in contropiede dall’atteggiamento arrogante di quelle stesse entità che in questi anni hanno osannato per il prezioso contributo dato alla causa dell’invasione di clandestini nel nostro Paese. Vogliono, le anime belle, che la trattativa prosegua e non s’interrompa. Sotto sotto anche a loro non dispiacerebbe se il ministro Marco Minniti facesse un passo indietro, almeno sulle clausole del codice di condotta che risultano più urticanti per i destinatari. Cos’è che non vogliono le Ong? Non accettano la presenza della polizia giudiziaria in armi a bordo delle navi che effettuano i  soccorsi. Non vogliono che si vieti il trasbordo dei naufraghi recuperati da unità navali più piccole a quelle più grandi e veloci. E non fanno salti di gioia sull’obbligo di rendere i pubblici i bilanci che svelano le fonti dei finanziamenti che ricevono. Nell’approccio al confronto con il nostro governo le Ong hanno mostrato di ritenersi alla pari di uno Stato, pretendendo di trattare allo stesso livello. Cosa semplicemente inaccettabile. Si prenda il caso di Medici senza frontiere. Sarà pure che è benemerita per ciò che fa nel mondo, ma questo non basta a porla al disopra della legge. Lo avete ascoltato ai microfoni della televisione pubblica il direttore generale di Msf, Gabriele Eminente (nomen omen)? Ha fatto intendere di fregarsene della legge italiana. Se questo è il tenore del dialogo, cosa aspetta Minniti a intimargli di tenersi lontano dalle nostre coste, pena il sequestro delle imbarcazioni? Altro che prosecuzione del negoziato!

Tuttavia, non illudiamoci che la partita con le Ong si chiuderà con l’applicazione del codice di condotta. Il problema più grave insorgerà quando andrà a regime la missione navale di supporto alla Marina libica decisa da Roma per mettere un freno al traffico illegale di esseri umani. L’incidente internazionale è dietro l’angolo. Gli accordi prevedono che le nostre unità assistano quelle della Guardia costiera libica nelle operazioni di intercettazione in mare dei barconi. Se nel corso di una regolare attività di polizia giudiziaria dei libici navi delle Ong ne ostacolassero l’intervento allo scopo di recuperare per sé il carico umano dai barconi, cosa farebbero le nostre unità? Aiuterebbero i libici secondo le regole d’ingaggio concordate tra Roma e Tripoli o darebbero una mano alle navi delle Ong a fare il pieno di vite umane da trasportare in Italia? O, più salomonicamente, ruoterebbero la prora da un’altra parte per non lasciarsi coinvolgere? Potrebbe sembrare uno scenario irrealistico ma non lo si può escludere a priori. Dobbiamo soltanto rimetterci all’esperienza e alla competenza dei nostri bravi ufficiali della Marina per evitare di finire nei guai. Ma vi sembra normale?

Aggiornato il 02 agosto 2017 alle ore 12:53