Il tormentone dell’estate: Angelino dove lo metto?

La pausa estiva è alle porte e gli italiani si preparano a tirare fuori dai cassetti costumi da bagno e argomenti ameni da sfoggiare sotto gli ombrelloni. Sui primi non sappiamo pronunciarci mentre sui secondi qualche idea l’avremmo.

Innanzitutto, riposo. È stato un anno durissimo e l’autunno non si annuncia certo più leggero. Perciò, non affaticate i neuroni su questioni senza senso. Come, ad esempio, accapigliarsi sulla sorte di Alternativa Popolare, il micro-partito dei transfughi del centrodestra. Torneranno o non torneranno alla casa madre dopo una legislatura spesa a fare da supporto alla culla del renzismo e della sinistra al potere? Francamente, non riteniamo che questo tema debba turbare le vacanze degli italiani. Cosa faranno Angelino Alfano e i suoi è questione che riguarda soltanto loro. Non il Paese. E neanche il centrodestra. I media stanno montando un caso che non esiste. Ma se pure ci fosse qualcuno desideroso di conoscere come finirà la telenovela centrista sarebbe presto accontentato.

C’è un tentativo in Sicilia d’intesa con la formazione dei transfughi in vista delle regionali di novembre. È un “contrordine, compagni!” sul divieto di accoglienza di Alfano all’interno della coalizione? No. Nessuno si rimangia le cose dette sul tradimento di Ncd-Alternativa Popolare. Tuttavia, chi ha la responsabilità della guida politica di una coalizione deve procedere selezionando gli obiettivi da colpire in base a una scala di priorità. Ora, cos’è più importante fare per la delicatissima situazione siciliana? Posto che la sinistra dopo la disastrosa gestione del governatore uscente Rosario Crocetta non ha alcuna chance, la possibilità che il consenso s’indirizzi verso il candidato grillino è concreta. Tocca allora al centrodestra fare muro.

Ma se per vincere si dovesse scendere a patti con la pattuglia degli alfaniani come dovrebbe comportarsi il centrodestra? Magari turandosi il naso, l’accordo va fatto. A condizioni, però, che non si metta a rischio la credibilità del progetto della coalizione agli occhi dell’opinione pubblica. Per essere chiari: va bene tornare insieme ad Alfano in Sicilia, non va bene pensare di consegnargli le chiavi di casa perché faccia i propri comodi come se nulla fosse accaduto in questi anni. A buon intenditor poche parole. Se poi qualcuno vedesse nell’accordo locale lo spartito per un futuro governo nazionale, è fuori strada. E di parecchio. Tralasciando le questioni etiche, che anche ci sono su un incomprensibile affratellamento con chi ha tramato per affossare il centrodestra e il suo leader naturale, vi sono ragioni di mero calcolo elettorale che sconsigliano eccessiva clemenza nel trattare i transfughi. Guardiamo a Forza Italia. Il movimento azzurro sta recuperando terreno nel gradimento degli italiani da quando ha cominciato a precisare la sua linea politica. La Liguria di Giovanni Toti docet. Se per ventura si dovesse tornare a rimescolare le carte aprendo a un accordo con i centristi molti elettori orientati a votare per il centrodestra si sentirebbero confusi e magari disgustati. Allora si correrebbe il rischio di servire la vittoria su un piatto d’argento alla giacobina “coerenza” grillina. Il che sarebbe il disastro che in tutti i modi la destra vuole scongiurare. La gente desidera che i politici facciano scelte chiare e coerenti e non che s’imbastiscano camarille con i cacciatori di poltrone.

A dispetto dei media che si attardano su improbabili scenari di apertura di corridoi umanitari per salvare non i profughi ma gli alfaniani dall’estinzione vale la strada maestra tracciata da Silvio Berlusconi. La linea l’ha consegnata a “la Repubblica” rispondendo a una domanda sulla possibilità di aprire le porte del Centrodestra anche ad Angelino Alfano. Ve la riproponiamo così com’è senza aggiungere commenti perché dice tutto di suo: “Sul piano nazionale direi che il problema non si pone. Il partito di Alfano in questi anni ha mantenuto in piedi due governi di sinistra, che non sono stati scelti dai cittadini e che oggi presentano un bilancio desolante su tutto. Lei pensa che chi ha collaborato a ridurre il nostro paese in queste condizioni possa davvero tornare a lavorare con noi?”. Parola di Silvio.

Aggiornato il 31 luglio 2017 alle ore 21:24