Migranti, interessi libici e pazienza italiana

Per le autorità libiche, qualunque esse siano, i migranti non sono un problema ma una risorsa. Sono un affare per i trafficanti e per le milizie, le tribù, le comunità locali che li sfruttano fino a quando sono nei rispettivi territori e organizzano, in maniera diretta o indiretta e ricavandone utili incredibili, le loro partenze sui gommoni verso le navi che li porteranno nel nostro Paese. Ma i migranti sono una risorsa anche e soprattutto per le autorità politiche, i governi di Fayez al-Sarraj e del generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar, che usano la questione come strumento di pressione nei confronti dei Paesi europei per ricavarne aiuti materiali e crescita di potere e di prestigio. Non è solo il petrolio, allora, l’arma con cui chi controlla i pezzi di una Libia ormai sempre più divisa e parcellizzata può tenere sotto ricatto non solo l’Italia, che da un punto di vista energetico dipende in gran parte dalle risorse libiche, ma anche l’arma dei flussi migratori che possono essere gonfiati o ristretti a seconda delle esigenze del momento.

Vista in quest’ottica, la prossima missione italiana nelle acque e nei porti libici appare come un’operazione estremamente delicata. Il rischio non è di offendere l’orgoglio nazionale e tornare a scatenare il nazionalismo libico nei confronti dell’ex potenza coloniale. Ma è quello di andare ad incidere interessi ormai consolidati di una filiera in cui non ci sono solo i trafficanti di carne umana, ma anche la maggior parte delle istituzioni vere o inventate della società libica.

Il rischio è alto. Perché può essere sufficiente anche il minimo incidente occasionale per compromettere gli interessi italiani sul gas e sul petrolio libici e scatenare nuovi e più massicci flussi migratori verso il nostro Paese.

Esiste un modo per limitare questo rischio che dipende dalla volontà dei tanti attori presenti sul teatro della quarta sponda di strumentalizzare l’azione italiana a proprio vantaggio? L’unico modo è quello di mettere tutti i soggetti legati alle vicende libiche di fronte alla considerazione che l’interesse dei libici sui migranti costituisce un atto di ostilità fin troppo evidente nei confronti della nazione italiana. La pazienza e la sopportazione non possono essere infinite. Se non si mette in chiaro che l’Italia sarà costretta a reagire presto o tardi all’ostilità e a ogni forma di aggressione, continueremo a rimanere schiavi degli interessi dei trafficanti di carne umana.

Aggiornato il 31 luglio 2017 alle ore 21:21