Un Governo per rispondere a Macron

Non si può pretendere una qualsiasi risposta al presidente francese Emmanuel Macron da un governo che non ha più la maggioranza e che ha il solo compito di far consumare senza particolari traumi interni gli ultimi sgoccioli della legislatura. È sbagliato prendersela con Paolo Gentiloni e con i suoi ministri per l’evidente incapacità di rispondere per le rime al premier di un Paese che persegue il proprio interesse nazionale a dispetto non tanto dell’interesse nazionale italiano, che per i cugini d’Oltralpe è da sempre oggetto di disprezzo e scherni vari, quanto di quello spirito unitario europeo di cui Macron era sembrato il più convinto rappresentante. La debolezza italiana non è quella delle persone, ma quella di una nazione a vocazione vassalla resa più precaria del solito a causa della sua profonda instabilità politica.

Questo significa che bisognerà attendere le elezioni prima di assistere a una qualche risposta all’esibizionismo sciovinista francese? In realtà non basterà il voto a creare le condizioni per la fine della passività italiana nel Mediterraneo. Sarà necessario che da questo voto possa scaturire una maggioranza ampia e stabile e che questa maggioranza prenda atto con realismo che per tornare ad avere un qualche ruolo nella propria area geopolitica l’Italia dovrà liberarsi di quel complesso d’inferiorità che si porta addosso da più di settant’anni.

Esistono delle forze politiche in grado di compiere questa sorta di rivoluzione culturale che non ha nulla a che fare con ogni forma di nazionalismo ma che può nascere solo da una sorta di civismo patriottico? Sinistra e Cinque Stelle non hanno alcuna possibilità di assumere agli occhi dell’opinione pubblica nazionale il compito di difensori degli interessi del Paese. Rimane solo il centrodestra che, però, deve fare molta attenzione a non confondere la difesa della sovranità con un sovranismo di semplice imitazione di quello francese.

Aggiornato il 31 luglio 2017 alle ore 10:50