Il voto anticipato e la riduzione del danno

Il libro di Matteo Rezi sembra essere diventato una sorta di cornucopia da cui  fuoriescono quotidianamente flussi e riflussi di notizie più o meno interessanti che in tempi di magra informazione fanno la gioia dei giornali e dei cronisti politici. Un giorno spunta una delle solite cattiverie su Massimo D’Alema accusato di aver fatto accordi con Silvio Berlusconi sul Quirinale. Un altro giorno l’indicazione che lo “stai sereno” rivolto a Enrico Letta non era un sarcastico epitaffio, ma un gesto di solidarietà e incoraggiamento. Un terzo giorno qualche particolare sulla ipocrisia e la perfidia dei governanti europei destinati a diventare il bersaglio preferito della propaganda renziana nella prossima campagna elettorale. Ma qual è l’indicazione di fondo che, al di là delle quisquilie e pinzillacchere contenute nei capitoli di “Avanti”, emerge dal libro del segretario del Partito Democratico?

La risposta è una sola e decisamente molto chiara. Renzi vuole andare a votare il più presto possibile. E lo vuole fare con l’attuale legge elettorale senza alcuna correzione maggioritaria e con il semplice adeguamento del meccanismo elettorale del Senato a quello della Camera.

Molti sostengono che questo ritorno di fiamma del leader del Pd nasca dalla preoccupazione di non far precedere le elezioni nazionali da quelle siciliane. Che, essendo quasi sicuramente destinate a segnare la conquista dell’Assemblea isolana da parte del Movimento Cinque Stelle, potrebbero diventare il trampolino di lancio di Beppe Grillo verso il governo nazionale.

Altri, più maliziosi, ipotizzano invece che Renzi voglia anticipare il voto all’autunno per non  far crescere l’attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, evitando di ritrovarselo come il candidato più favorito al ritorno a Palazzo Chigi in quanto meno divisivo e più bene accetto da sinistra e destra.

È difficile stabilire quale sia la vera ragione della voglia di elezioni anticipate del segretario del Pd. Di sicuro, però, c’è che se da oggi fino alla scadenza naturale si deve assistere alle scosse rotatorie e sussultorie di Renzi al governo e al quadro politico, tanto vale andare a votare il prima possibile. Non per accontentare l’incontentabile, ma in nome del principio della riduzione del danno!

Aggiornato il 14 luglio 2017 alle ore 22:08