Spuntano le elezioni anticipate dietro lo Ius soli

Il voto anticipato al prossimo autunno è possibile. A dispetto delle quotidiane professioni di fede nella tenuta del Governo Gentiloni, la voglia di staccargli la spina c’è. Soprattutto dalle parti del Nazareno. Matteo Renzi è pienamente consapevole di trovarsi al centro di una tempesta che potrebbe costare cara al Partito Democratico. Un eccessivo attendismo sul ritorno al voto spalancherebbe le porte a un suo inarrestabile logoramento. Perché allora aspettare fino alla prossima primavera per farsi impallinare da un elettorato stanco e deluso dall’incapacità del Pd di dare risposte convincenti al Paese?

Renzi ha ancora un residuo di credito presso gli italiani e potrebbe decidere di incassarlo prima che sia troppo tardi. Ma un ostacolo gli si è messo di traverso a guastargli i piani di rivincita. La “mucca nel corridoio” si chiama Governo Gentiloni. Nonostante stia venendo giù il mondo, il Gabinetto in carica resta in piedi grazie alla forza della disperazione di quanti, dai centristi di Angelino Alfano agli scissionisti di “Articolo 1”, hanno bisogno di comprare tempo per sperare di sopravvivere nel prossimo Parlamento.

Per forzare il quadro politico a proprio vantaggio Renzi ha bisogno di provocare un incidente di percorso che costringa il governo a gettare la spugna. Impossibile? Non proprio. L’espediente potrebbe essere stato già trovato. L’“attentatore di Sarajevo” di questo thriller reca il nome di “Ius soli”. Il disegno di legge, di recente tirato fuori dai cassetti del Senato per essere approvato in coda di legislatura, ha suscitato una sorprendente reazione negativa nell’opinione pubblica. La maggioranza degli italiani non vuole che si allarghino le maglie sulla concessione della cittadinanza agli stranieri, ancorché minorenni, e giudica un sopruso inaccettabile ciò che una maggioranza raccogliticcia starebbe per compiere. L’opposizione, anche quella moderata, è scatenata e si dice pronta alle barricate in Parlamento. Gentiloni annusando il pericolo non vuole rischiare il k.o. ponendo la fiducia sul provvedimento.

Di regola, per il Governo i numeri in Senato sono drammaticamente ballerini. Nella circostanza, peraltro molto controversa, potrebbero liquefarsi come neve al sole. Per questo motivo il premier sarebbe propenso ad accantonare temporaneamente il disegno di legge accogliendo l’appello disperato dell’alleato Alfano. Il capo dei transfughi del centrodestra teme che sullo Ius soli il suo partito, già in precarie condizioni di salute, possa disintegrarsi per effetto di una fuga precipitosa dei suoi parlamentari verso la sponda del centrodestra. Fuga favorita da una mossa d’astuzia del leader leghista che non è stata evidenziata dai media come avrebbe meritato. Cosa ha proposto il perfido Matteo Salvini? Ha lanciato un messaggio ai centristi: assoluzione da ogni peccato mortale, come il sostegno ai governi di centrosinistra, in cambio del voto contrario allo Ius soli. Per i frastornati parlamentari neo-centristi, in cerca di un paracadute, potrebbe costituire una tentazione irresistibile. Poter rientrare nei ranghi del centrodestra, mondati dell’accusa infamante del tradimento del mandato ricevuto dagli elettori nel 2013: un colpo di fortuna inaspettato. D’altro canto, la litania quotidiana dei sondaggi che danno la compagine alfaniana stabilmente sotto la soglia del 3 per cento non offre a nessuno, capo compreso, la certezza di una comoda rielezione. La meteora malamente precipitata in mare del finiano “Futuro e Libertà” docet.

Ora, nonostante la prudenza consiglierebbe un rinvio della discussione parlamentare sullo Ius soli, Renzi e i suoi spingono sull’acceleratore annunciando intransigenza sull’iter d’approvazione della legge. Rileva il particolare che a chiedere al governo di fare fino in fondo la propria parte sia quel Matteo Orfini a cui Renzi ha affidato in passato le operazioni di killeraggio politico dei suoi avversari interni. Anche un bambino capirebbe che porre la fiducia sullo Ius Soli equivarrebbe a un auto-affondamento del Governo. Possibile che proprio Renzi non lo capisca? Se insiste vuol dire che è esattamente ciò che vuole. Si dirà: ma non c’è ancora una legge elettorale. C’è il “Consultellum” che a Renzi va benissimo così com’è. Genera confusione e incertezza sugli scenari del dopo-voto? È ciò a cui punta il segretario del Pd. Non potendo sbaragliare il campo da mattatore meglio un gran polverone dal quale estrarre a piacimento la soluzione più conveniente. Ma quel che sta bene a Renzi è ciò che interessa al Paese?

Aggiornato il 13 luglio 2017 alle ore 21:46