Chioggia, Hebron e l’Unesco

“Qui vige il regime, la democrazia mi fa schifo, se non vi piace, me ne frego!”. In sintesi. E vabbè che sarà anche folklore e diciamo che fa (pure) un po’ ridere, ma quel signor Gianni Scarpa (o camerata?) di Punta Canna, lungomare di Chioggia, non sfugge al ridicolo, benché qualche villeggiante, sotto l’ombrellone da lui gestito, non abbia mai fatto una piega, né amara né dolce. Il fatto è che l’apologia del fascismo mussoliniano è un reato che va e viene, dal leggendario Scelba al prosaico Mancino. Ma il reato di vilipendio alla ragione e, se vogliamo, alla storia e comunque al buon senso, c’è eccome, e da sempre. Quel “me ne frego” è il simbolo, il segno, la traccia indelebile, la prova provata della totale assenza di senso del ridicolo tipico del regime mussoliniano e, beninteso, di qualsiasi altro regime autoritario di sinistra, quest’ultimo artefice di inni, fin dai tempi di Lenin e figuriamoci poi di Stalin, invitanti allo sterminio dei liberali, capitalisti, padroni e democratici.

“Me ne frego”, era un canto fascista di Visconti e Lina, la cui prima strofa recitava: “O fascisti, avanti, avanti, che già venne la riscossa, or non più la turba rossa, questo suol calpesterà! Per D’Annunzio e Mussolini, Eia! Eia! Eia! Alalà! Me ne frego, me ne frego, me ne frego è il nostro motto”. Secondo non poche fonti storiche pare che il primo a non esserne entusiasta fosse il sommo poeta Gabriele D’Annunzio e se ne possono intuire le ragioni, per così dire, estetiche. Non si sa di Mussolini, ma è molto probabile che da lassù (o da laggiù, fate voi) sollevi qualche obiezione su altre frasette del mitico gestore del lido di Punta Canna: l’attacco ai tossici (“li sterminerei tutti!”), l’attacco al “50 per cento della popolazione mondiale che è merda e qui dentro non entra”, l’evocazione delle camere a gas, la legge del fucile e “l’uso del manganello sui denti”. E via “menefregandosene”, lo Scarpa di Punta Canna ha respinto qualsiasi accusa di fascismo (“ma quando mai!”), anche perché Mussolini era “un social-liberale che ha fatto molto per l’Italia, anche se ha commesso l’errore di portarci in guerra, costretto da Hitler. Tesi questa alquanto ardua, non vi pare? Seguiremo la faccenda anche nei suoi risvolti penali, dopo le proteste della comunità ebraica, dell’Anpi, di molti parlamentari che chiedono una nuovissima legge sul reato di fascismo, sollevando (te pareva) il parere contrario grillino in quanto “liberticida”.

Sullo sfondo di un Paese non poco indifferente al menefreghismo da spiaggia e non solo. Che dire, infatti, della decisione dell’Unesco su Hebron e la Tomba dei patriarchi Giacobbe e Isacco e delle loro mogli? Ebbene, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura ha definito Israele una “potenza occupante” a Gerusalemme e ha quindi assegnato all’Islam e ai palestinesi la sovranità della tomba di Hebron, negando in tal modo i legami con la tradizione ebraica di quello che è considerato il secondo luogo più sacro dell’ebraismo. Il che significa, né più né meno, negare la stessa legittimità di Israele di essere, appunto, Israele. E sta a indicare, purtroppo, la “sottomissione a quel pensiero islamicamente corretto” che o non accetta la presenza di Israele in un futuro mediorientale o considera quel Paese un grave elemento di instabilità.

La verità è che un vasto mondo islamico, e non solo, se ne frega assai dell’esistenza di Israele. E se, nella storia del lido di Chioggia emerge, nel ridicolo, un menefreghismo di stampo fascista, in quella di Hebron, ne viene fuori uno ben più grave. A bocca aperta, di stampo nazista. Grazie Unesco!

Aggiornato il 12 luglio 2017 alle ore 08:42