I migranti e i modelli sbagliati

È una tesi decisamente bizzarra quella secondo cui l’afflusso dei migranti va limitato per non fare un favore alle destre populiste che potrebbero avvantaggiarsi dall’invasione proveniente dall’Africa e dal Medio Oriente.

Il problema non è quello delle destre populiste che possono cavalcare in maniera strumentale il tema dell’immigrazione incontrollata. La strumentalizzazione esiste, ma rappresenta un problema aggiuntivo se non addirittura marginale rispetto alla questione di fondo che chiunque abbia un minimo di buon senso si dovrebbe porre. Quella del modello di società che si verrebbe a creare in Italia se il flusso dei disperati provenienti dal Sud non venisse ridotto e controllato.

Questo modello non è certo quello astratto e addirittura ridicolo ipotizzato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, che sogna un Paese pieno di immigrati che con il loro lavoro pagano le pensioni agli italiani invecchiati. Come se non ci fosse un tasso di disoccupazione fuori di ogni controllo e se la sorte della maggioranza dei disperati sbarcati in Italia non fosse quella del lavoro nero o dell’illegalità diffusa.

Il modello non può essere neppure quello di chi sogna un meticciato generalizzato formato da poveri assistiti dallo Stato, idea neppure balzana ma semplicemente folle. Quale è, allora, il modello da prendere in considerazione? Solo uno di quelli che hanno avuto un’applicazione reale nei Paesi in cui l’immigrazione extraeuropea si è realizzata nel corso dei decenni passati. O il modello della società multietnica e multirazziale inglese, che ha prodotto la moltiplicazione dei ghetti etnici in cui nuotano come pesci quelli che odiano la società in cui sono cresciuti da estranei. O il modello dell’assimilazione francese, che invece di assimilare ha prodotto solo sottoproletariato etnico da cui nasce in continuazione una sorta di lotta di classe islamica con scoppi di violenza o individuale e terroristica o di massa.

Il problema, allora, non è di evitare di favorire il populismo ma di impedire che l’Italia segua pedissequamente gli esempi sbagliati inglese e francese. Gli accessi vanno limitati oggi, quindi, solo per evitare inevitabili violenze future.

Aggiornato il 11 luglio 2017 alle ore 22:11