Tallinn e l’Italia abbandonata nel Mediterraneo

Il vero significato del vertice di Tallinn è che l’Italia è stata messa ai margini dall’Europa ed abbandonata al proprio destino. I porti chiusi di Francia e Spagna con la benedizione della Germania e di tutte le altre nazioni del Nord indicano che l’Unione europea ha deciso di blindare i propri confini usando le Alpi come muro invalicabile per le masse di migranti che, sbarcati in Italia, diventano un problema esclusivamente italiano.

Il Governo Gentiloni, per bocca del ministro dell’Interno Marco Minniti, ha annunciato che non subirà passivamente questa sorta di espulsione e che reagirà in maniera adeguata. Ma la debolezza economica del Paese e la sua dipendenza dai poteri forti che fanno capo a Berlino e al blocco egemonico germanico lasciano pensare che ogni tipo di reazione sarà basato solo sulle parole. I margini di manovra nei confronti dell’Europa sono oggettivamente esigui. Come dimostra la circostanza che le uniche concessioni ottenute hanno riguardato il risibile regolamento per le Ong e la promessa di qualche finanziamento in più (neppure paragonabile a quello stanziato a suo tempo in favore della Turchia in cambio del blocco dei migranti verso i Balcani).

Il Governo, quindi, sia quello di Gentiloni, sia quello di qualunque altro, può fare ben poco nei confronti di una Europa che si chiude dentro il muro delle Alpi e lascia l’Italia fuori dai confini condannandola ad essere non il Sud europeo ma il Nord africano. Questa condanna, però, può essere un’opportunità. Perché costringe il nostro Paese a recuperare il suo ruolo storico di baricentro mediterraneo e di avviare una politica verso la sponda meridionale del “Mare Nostrum” che non può prevedere solo qualche soldo in più per le tribù libiche o qualche motovedetta per la guardia costiera di Tripoli.

Espulso dall’Europa nordica il nostro Paese non ha altra strada che quella destinata a portarlo ad essere non un soggetto passivo ma il soggetto più attivo del bacino mediterraneo. Stringendo rapporti sempre più forti con Marocco, Algeria, Tunisia. Recuperando il massimo dell’amicizia e della solidarietà con l’Egitto. E tornando ad esercitare il massimo dell’influenza sulla Libia non esitando ad assicurare un apporto militare a chi può garantire la stabilità e l’ordine nel vecchio scatolone di sabbia e oggi di petrolio.

Aggiornato il 10 luglio 2017 alle ore 12:52