Sull’immigrazione, le eurosberle all’Italia

Per il duo Gentiloni-Minniti non sono giorni facili. Gestire la crisi causata dall’inarrestabile flusso di migranti è divenuta impresa impossibile. Sarebbe ingiusto puntare il dito solo contro il ministro Marco Minniti o contro il premier Paolo Gentiloni. Su di loro è piombata la sgradita eredità del precedente Governo Renzi che è il solo responsabile della rottura del vaso i cui cocci l’attuale inquilino di Palazzo Chigi prova a rimettere assieme. Con scarsa fortuna. Forse che Gentiloni e Minniti non siano all’altezza della situazione? Non proprio. Il fatto è che costoro continuano a seguire una pista sbagliata. Si dirà: è la maggioranza parlamentare che li sorregge a imporgli la linea.

Allora, beati monoculi in terra caecorum. Questo centrosinistra non distingue più la realtà dagli stati onirici. Il refrain è sempre lo stesso: l’Europa deve aiutarci. Non è che non ci sia l’Europa. Al contrario, l’Europa c’è ma è che la pensa diversamente da Roma. Lo ha detto chiaro e tondo Emmanuel Macron: porte aperte ai rifugiati, strada sbarrata ai migranti economici. Che colpo che è stato per le tante “Macronette” italiane che dopo le presidenziali francesi sono spuntate come funghi, a destra e a sinistra. Il pensiero di Macron è la linea dell’Europa, piaccia o no a Roma.

Ora, il punto non è che la Francia faccia muro a Ventimiglia o che l’Austria spedisca l’esercito alla frontiera con l’Italia. Le domande che meriterebbero risposta sono altre. Perché non è l’Italia ad alzare il muro sul confine francese? E perché non è Roma a inviare le truppe al Brennero? Il vulnus sta nella debolezza del peso specifico del nostro Paese nel consesso internazionale. La questione poi è complicata dal gioco sporco dei nostri vicini. Col pretesto di respingere quei pochi immigrati che tentano di forzare il passaggio alla frontiera di Ventimiglia, la gendarmeria francese ce ne rispedisce molti di più pescandoli tra quelli che si trovano sul suolo francese da clandestini ma che con l’Italia non c’entrano nulla. Un bel modo sbrigativo di fare pulizia in casa propria a spese del confinante, non c’è che dire. Sul fronte orientale accade la stessa cosa. L’Austria e la Slovenia mandano in Italia i clandestini che beccano sul loro territorio. Spiace dirlo perché si tratta comunque di esseri umani, ma la verità è che i partner europei hanno scambiato l’Italia per una pattumiera. E ciò accade perché gli viene consentito. E Roma che fa? Prova a infilare il cammello dell’accoglienza nella cruna dell’ago di Bruxelles. Con la complicità del circo mediatico nostrano che non racconta la verità agli italiani ma si limita a porre domande ridicole.

Del tipo: perché le navi dei Paesi europei presenti nel Mediterraneo meridionale non portano i migranti soccorsi nei propri porti invece di sbarcarli in Italia? Che scandalosa ipocrisia! Fingono di non sapere che intanto ci sono navi militari battenti altre bandiere a incrociare davanti alle coste libiche perché nel novembre del 2014, Renzi regnante, fu varata l’operazione “Triton” che sostituiva la precedente operazione “Mare Nostrum”. La trasformazione della missione, salutata da Renzi e da Alfano come un grande successo dell’Italia, prevedeva sì il coinvolgimento di altri Paesi europei nelle attività di Search and Rescue (SaR) di naufraghi in acque internazionali ma a condizione che i salvati venissero prontamente depositati sulle coste italiane dove sarebbero stati presi in carico dalle autorità del nostro Paese. Negli accordi veniva espressamente esclusa ogni obbligazione diversa per gli interventori.

A cominciare dall’applicazione del Regolamento di Dublino in tema di diritto d’asilo giacché, com’è noto, le navi sono territorio dello Stato di cui battono bandiera. Comunque la si giri, la trappola nella quale il nostro Paese s’è infilato l’ha costruita Renzi, con lo zelante apporto di Angelino Alfano. Prendersela con gli altri serve a niente. E si perde la faccia a minacciare una qualunque reazione se poi non si ha la forza o il coraggio di dare seguito alla minaccia. Si è detto che sarebbero stati chiusi i porti alle navi delle Ong se l’Europa non ci avesse ascoltato. Ebbene, l’Europa ha fatto una pernacchia al compassato Gentiloni e al volenteroso Minniti. E loro? Neanche un rubinetto nelle toilettes del Cara di Mineo hanno ordinato di chiudere. Ma de che stamo a parlà?

Aggiornato il 06 luglio 2017 alle ore 09:04