Il neo-lepenismo di Emmanuel Macron

A far svanire il sogno dell’unità europea non è la Brexit di Theresa May o le sparate nostrane di Matteo Salvini o di Luigi Di Maio. A dimostrare in maniera inoppugnabile che la speranza di dare vita a un’Europa unita è una pia illusione, è la decisione del neo presidente francese Emmanuel Macron di chiudere i porti del suo Paese all’accesso dei migranti trasportati dalle navi delle Organizzazioni non Governative. Ma Macron non era il salvatore dalla barbarie lepenista? L’uomo che avrebbe ridato slancio, vigore e prospettiva all’Europa fiaccata dalle contestazioni e dalle proteste delle forze più conservatrici, nazionaliste e retrive del Vecchio Continente?

Ebbene, proprio il personaggio che era stato presentato come il massimo campione dell’europeismo ha compiuto un atto che di fatto mette la pietra tombale su ogni possibilità di immaginare un giorno la trasformazione dell’Ue negli Stati Uniti d’Europa. Nello stabilire che i porti francesi non si apriranno ai migranti e, contemporaneamente, nel blindare la frontiera di Ventimiglia, il presidente francese ha scaricato sul nostro Paese l’intero peso della trasmigrazione di massa dei popoli africani e del Medio Oriente verso la sponda Nord del Mediterraneo. Conta poco se ha accettato di concordare un codice per le navi Ong destinato a mettere un qualche freno alla solidarietà irresponsabile di chi crea corridoi umanitari diretti verso i campi di concentramento. Nessuno si illude che qualche freno alle navi possa ridurre di una sola persona il flusso di chi immagina di poter trovare un destino migliore lasciando il proprio Paese. La verità è che la decisione della Francia (uguale a quella della Spagna) trasforma l’Italia nell’unico approdo possibile per le centinaia di migliaia di migranti provenienti dalla Libia.

Nell’affrontare il problema di una invasione di fatto, quindi, il nostro Paese non può contare sulla solidarietà reale e concreta del resto dell’Europa. L’Italia deve fare da sé. E lo deve fare nelle condizioni più difficili visto che la sua economia è la più debole di quelle europee, che il suo tasso di disoccupazione è il più alto dell’intero Continente e che ogni sua decisione volta a mettere sotto controllo il fenomeno migratorio verrà contestata dall’interno da quella Chiesa cattolica che tanto pesa nella storia e nella politica italiana e che ha scelto la linea dell’intransigenza ideologica sulla questione dell’accoglienza. Per Macron, quindi, più che europeismo si dovrebbe parlare di lepenismo in pantaloni!

Aggiornato il 06 luglio 2017 alle ore 09:05