Auguri generale Mori! Ma...

Il generale dei carabinieri Mario Mori, che per anni è stato il bersaglio di una ben organizzata campagna di un singolare gruppo politico-giudiziario magistrato-pentitistico, che poi è, in sostanza, una “scheggia impazzita” del Partito dei Magistrati, ha tenuto a Montecitorio una conferenza stampa per ricordare il definitivo e completo (ha persino rinunciato alla prescrizione) riconoscimento della sua innocenza e il grossolano pasticcio con il quale lo si è voluto da quella congrega considerarlo uno dei protagonisti “esecutivi” di un complotto tra “istituzioni deviate dello Stato” e mafia. Una congrega che, sfidando il ridicolo, tuttora imperversa con la nota teoria della “trattativa Stato-Mafia”, con la quale lo Stato, in persona dei suoi legittimi rappresentanti, avrebbe “tentato di sottostare ai ricatti stragisti di Cosa Nostra”.

Da notizie (scarse) di stampa apprendo che l’organizzatore della conferenza stampa avrebbe presentato al pubblico una proposta di legge, credo da produrre nella forma dell’iniziativa popolare, che dovrebbe essere la “Legge Mori”, con l’approvazione della quale sarebbero resi impossibili in futuro (perciò solo da ritenere roseo) spropositi giudiziari come quelli con tanta insistenza consumati contro il generale.

Mori è sicuramente uomo di grande esperienza, oltre che di capacità e rigore professionali collaudati. È certamente capace di conoscere uomini e cose e, per quanto il presumibile defilarsi di più seri (si fa per dire) e noti uomini politici, partiti e categorie professionali possano averlo indotto ad adattarsi al “meglio che niente” che mi sembra di intravedere nell’evento ricordato (di cui, ripeto, non ho neppure una passabile informazione mediatica) si direbbe che il primo consiglio che si dovrebbe dargli sia quello di non “sprecarsi” e non sprecare il potenziale significato della sua vicenda.

Tralascio altre considerazioni, che, magari con qualche po’ di fondamento, potrebbero essere considerate troppo soggettive. Non è che una legge, neppure se redatta da luminari del diritto quali non credo ne abbia incontrato Mori nella sua attuale fase della “revanche”, si possa ottenere che sia reso impossibile il verificarsi di nefandezze giudiziarie quali quelle subìte del generale e da tanti altri. Di leggi per “impedire abusi” ne sento parlare da quando, poco più che adolescente, scelsi di occuparmi per la vita di diritto e di giustizia. All’abuso delle leggi si aggiunge quello delle leggi “antiabuso”. Per gli “abusivisti” solo il fastidio di trovarsi un nuovo armamentario politico-bizantino per continuare ad abusare.

Siamo in un Paese in cui, aver introdotto nel codice il principio che alla condanna dell’imputato non si può giungere se non quando la sua colpevolezza sia provata “al di là di ogni ragionevole dubbio”, non ha avuto la minima conseguenza. Non è successo niente, non è stata nemmeno spesa una parola in più nelle “motivazioni” che, come prima e più di prima, come nella nota causa “facint de albo nigrum”. Figuratevi domani con la “Legge Mori”!

Il fatto grave, spaventoso, è che nel nostro Paese i processi servono ad altro che ad applicare la legge e a punire chi non può che esser riconosciuto colpevole secondo ragione. Sono, per i magistrati, espressioni di “strategie”, momenti di “lotta”, realizzazioni di un “uso alternativo della giustizia”. E prove di “tesi teoriche”, ripetizioni di antichi pregiudizi, strumenti di “moralizzazione”. Ecc. ecc.. E, soprattutto, sono espressioni dell’impegno di magistrati militanti nel loro partito, espressioni e frutti della “ideologia” di esso. E delle varie sue correnti.

Presentare a Montecitorio una salvifica “Legge Mori”, evidentemente all’attenzione di parlamentari che sono quelli stessi che sono rimasti insensibili e, magari, si sono sconciamente defilati di fronte a specifiche sollecitazioni di interventi per le parodie operettistiche di certe “giustizie palermitane”, dei più noti protagonisti di tali obbrobri e dei loro ricettatori e fans vari, e convincerli che “così si sistema tutto” è, più che un omaggio a Mori, un po’ prenderlo in giro, e, soprattutto, prendere in giro la gente, gli Italiani.

Da Mori potrà venire un contributo alla denunzia, alla sanzione del ridicolo di questo stato di cose, magari a una scoperta vera dell’autentico complotto di coloro che complotti danno a divedere di scoprirli e presumerli ovunque e sempre. Auguri, generale Mori. E che dagli amici la guardi Iddio.

Aggiornato il 16 giugno 2017 alle ore 21:32