In scena il “porcellum” della cittadinanza

In cauda venenum, dicevano gli antichi. E c’è tanto veleno nella coda di questa sciagurata legislatura. Dopo tre anni di stallo, in finale di partita il Parlamento prova a mettere a segno lo “Ius soli”. Si tratta della modifica della legge sulla cittadinanza.

La scelta di assegnare ai minori stranieri nati o già residenti sul territorio nazionale il diritto di diventare “ipso iure” italiani non è un banale rimedio giuridico a una situazione di fatto, ma lo strumento di una gigantesca mutazione demografica. Per la maggioranza che sostiene il governo la salvaguardia dell’identità autoctona è un disvalore da cancellare. A ciò siamo radicalmente contrari non perché non ci piacciano i bambini degli altri, ma perché così si spiana la strada a un graduale processo di sostituzione etnica. Lo sappiano gli italiani quale futuro li attende. Non per colpa di un destino cinico e baro, ma per volontà consapevole di questa sinistra multiculturalista, aiutata nei suoi piani dalla complicità di un manipolo di parlamentari voltagabbana.

Il testo in discussione in Senato prevede che si conceda la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri stabilmente residenti e ai minori che abbiano compiuto almeno un ciclo quinquennale di studi nel nostro Paese. Si stima che (analisi della Fondazione Moressa) l’impatto del provvedimento sarà devastante. Subito 800mila nuovi giovani italiani che corrispondono all’80 per cento dei minori stranieri attualmente residenti, ai quali se ne aggiungeranno mediamente 60mila per ogni anno a venire. Se si comparano questi dati con quelli del bilancio demografico nazionale Istat, la fotografia che ne viene fuori è impietosa. Al 2016 la quota di cittadini stranieri residenti è salita all’8,3 per cento sul totale della popolazione. Ciò è stato determinato dall’inversione del rapporto di mobilità tra italiani e stranieri. Diminuisce il numero di nostri connazionali residenti (96.981 in meno), mentre aumenta quello della popolazione straniera (20.875 unità in più). E il trend continua a essere negativo. Aggravato dal fatto che ci sono state, per il secondo anno consecutivo, meno nascite (473.438, -12mila sul 2015).

D’altro canto, perché stupirsi? Se abbiamo un governo che, fedele ai suoi presupposti ideologici, ha fatto di tutto per scoraggiare la natalità, non ha attuato una seria politica di sostegno alle famiglie, non ha costruito case per le giovani coppie, invece di creare lavoro per i giovani li ha spinti a fuggire all’estero, come si poteva sperare che gli italiani, a dispetto dei santi, si mettessero d’improvviso a fare figli? Molto più comodo e coerente spendere la risorsa pubblica per riempire l’Italia d’immigrati. Ha ragione da vendere chi dice che, a breve, la nostra patria si trasformerà nel reparto maternità di tutta l’Africa e di metà dell’Asia. Perché no? Con le incredibili politiche dell’accoglienza praticate, e per le quali tutta l’Unione europea ci giudica un pericolo da isolare, una volta superato il rischio del viaggio, stare in Italia è diventata una pacchia. Non solo vitto e alloggio garantito ma, da domani, anche il benefit della cittadinanza per i figli partoriti nel Bel Paese.

E gli italiani? Che si appendano al tram, se ci riescono. A loro, come attestano i numeri scodellati dall’Istat, spetta il premio di consolazione per l’unico record detenuto: quello della mortalità. Scrive l’Istat che nel 2016: “I decessi sono stati oltre 615mila, circa 32mila in meno rispetto al 2015, anno record della mortalità, ma in linea con il trend di crescita degli anni precedenti, dovuto all’invecchiamento della popolazione”. Dunque, un Paese che invecchia e che si affida agli stranieri per bilanciare il conto. L’argomento più odioso che la sinistra utilizza a giustificazione della sua politica anti-identitaria, è quello della copertura finanziaria delle pensioni erogate ai nostri anziani. Viene detto: “Grazie al lavoro degli immigrati quest’anno sono state pagate oltre 600mila pensioni ai nostri concittadini”. Si tratta di un’equazione spregevole. Si trovi il modo di far lavorare i nostri inoccupati, uomini e donne, e vedrete che le pensioni sapremo pagarcele da soli. Se questa è la sinistra al potere... poveri noi.

Aggiornato il 16 giugno 2017 alle ore 21:30