I ballottaggi e l’“effetto Parma” ribaltato

Dove andranno i voti dei grillini esclusi dai ballottaggi? Ripiegheranno sui candidati del Partito Democratico o su quelli del centrodestra? La risposta sembra quasi scontata. Una parte del voto grillino finirà nell’astensione e nella non partecipazione. Ma la parte che deciderà di non disertare le urne si indirizzerà più facilmente verso il candidato sindaco del centrodestra che verso quello del Pd.

Visto che parte dell’elettorato del Movimento Cinque Stelle è formato da moderati delusi dei partiti di provenienza, si potrebbe ipotizzare una sorta di ritorno del figliol prodigo. In realtà, se mai il fenomeno si dovesse verificare, non si tratterà di riscoperta delle origini ma di un “effetto Parma” ribaltato.

Nella città emiliana Federico Pizzarotti riuscì a diventare sindaco per la prima volta ottenendo i voti degli elettori del centrodestra decisi a votare chiunque, anche il candidato dei Cinque Stelle, pur di punire il Partito Democratico. Pizzarotti, che ora ha abbandonato i grillini e punta al secondo mandato con una lista civica, ottenne la prima elezione grazie al voto a dispetto dei moderati. Oggi la storia tende a ripetersi in maniera ribaltata. Se i candidati del centrodestra riusciranno a vincere nei ballottaggi lo dovranno al voto a dispetto degli elettori del Movimento Cinque Stelle decisi a votare chiunque pur di colpire il Partito Democratico.

Si dirà che l’“effetto Parma” rovesciato conferma la volatilità dell’elettorato e provoca una crescita gonfiata per il centrodestra. Il ché è sicuramente vero. Ma è ancora più vero che la circostanza stia ad indicare come al Pd, una volta partito a vocazione maggioritaria e capace di attrarre fette di elettorato di diverse provenienze, abbia perso queste precedenti caratteristiche e sia diventato il bersaglio di ogni genere di ostilità e di antipatia.

I ballottaggi valuteranno la fondatezza di questa analisi. Ma già da adesso si può rilevare, dalle polemiche scoppiate nella sinistra e dallo scambio di battute tra Matteo Renzi e Giuliano Pisapia, che l’attuale Partito Democratico si sia chiuso in una sorta di isolamento all’interno del quadro politico nazionale. In politica, naturalmente, vale la regola del mai dire mai. Ma intanto questo isolamento dovuto alla leadership di Matteo Renzi, che ammette la presenza di comparse ma non di comprimari, rende impossibile l’ipotesi di riforma elettorale di tipo maggioritario. Per Renzi, al momento, il sistema elettorale più conveniente è quello proporzionale del Consultellum. Nel futuro si vedrà.

Aggiornato il 15 giugno 2017 alle ore 21:51