Perché il tripolarismo non esiste

Con il voto di domenica sarebbe tornato il bipolarismo. Domanda: ma quand’è che se n’è andato? È vero che negli ultimi anni tutti in politica, o quasi, si sono accodati alla narrazione della trasformazione tripolare del sistema politico italiano a causa della fragorosa affermazione del movimento grillino. Per quanto ci riguarda non l’abbiamo mai creduto e spieghiamo perché.

La bipolarizzazione è figlia dell’avvento della Seconda Repubblica. Grazie a una legge elettorale d’impianto prevalentemente maggioritario, il cosiddetto “Mattarellum”, le grandi famiglie politiche potevano strutturarsi in coalizioni nella prospettiva di garantire la governabilità. Il discrimine che consentiva all’elettorato di distinguerle era di tipo ideologico. Si prefiguravano due opposte visioni del mondo fondate non soltanto sulla contingenza della prassi quotidiana ma sulla capacità di pensare il futuro. Le differenze che le coalizioni fisiologicamente erano chiamate a includere riguardavano le modalità d’approccio: da quelle moderate fino a quelle radicali e oltranziste. Il problema non era di dare vita a un amalgama indistinto ma di realizzare efficaci processi di sintesi tra soggetti politici omogenei. Il che non sempre è riuscito, tanto a destra quanto a sinistra. Talvolta, le distanze sono risultate incolmabili e ciò ha portato alla sconfitta, alternativamente, di un polo e dell’altro. Il congiungersi in un nesso causale della crisi economica globale all’insoddisfazione popolare per la mancanza di risposte adeguate dalla politica, ha condotto all’esplosione della protesta tout court contro i partiti e i poli tradizionali.

Il Movimento Cinque Stelle prende piede nella fase di picco della crisi. I grillini si propongono come soluzione fenomenica alternativa al dilemma: rassegnazione o ribellione. I Cinque Stelle fanno mostra, non senza motivo, di disconoscere qualsiasi rapporto ideale-valoriale con la storia politica dell’Occidente. Essi si candidano a impersonare il nuovo, interpretato come rifiuto istintivo, irrazionale, nichilista dell’uomo comune verso qualsiasi forma di costruzione politica ordinata nel solco della tradizione. La scelta di definirsi movimento post-ideologico ne nasconde la natura sostanzialmente pre-politica. La filosofia della negazione ne diviene la forza traente.

Ciò, però, ha funzionato fino a quando il picco della crisi stazionava al suo zenith. Ma l’essere di fatto una realtà priva di solidi fattori valoriali ne ha evidenziato la fragilità. Il Movimento è simile a una pianta idroponica, che affonda le sue radici nell’acqua. Nel momento in cui il quadro complessivo dal Paese ha cominciato a muoversi, il fenomeno Cinque Stelle ha iniziato a contrarsi. Con ciò non intendiamo sostenere che esso sparirà a breve dai radar della politica. Al contrario. Essendo strutturato sulla base di un principio cesarista connesso alla presenza di un padre-padrone, molto capace dal punto di vista comunicativo, è probabile che uno zoccolo duro di fans irriducibili permarrà nel tempo. Ma la sua regressione è direttamente proporzionale alla capacità dei poli tradizionali di riordinare la propria offerta politica. Taluni hanno ritenuto che la polarizzazione avvenisse sulla base di criteri numerico-quantitativi. Ma se così fosse stato allora non di tripolarismo si sarebbe dovuto parlare ma di quadripolarismo visto che negli anni è cresciuto considerevolmente l’astensionismo, percepito come il partito del non-voto.

Tuttavia, l’astensionismo è un fenomeno che si produce per effetto di cause identificabili. Vale anche per i grillini: essi costituiscono un fenomeno circoscritto nel tempo. Come tale, sono soggetti tanto a espansione quanto a regressione.

La loro comparsa non rappresenta una novità assoluta. Agli albori della Repubblica, apparve sulla scena un movimento dichiaratamente anti-sistema: “Il Fronte dell’uomo qualunque”. Fondato da Guglielmo Giannini, esso riscosse significativi successi elettorali tra il 1946 e il 1948. Ma alle elezioni del 1953 scomparve. La parabola di quell’esperienza segnò un periodo circoscritto, relativamente breve, della storia repubblicana. Venuti meno i presupposti causali, la spinta propulsiva della protesta qualunquista venne riassorbita nell’alveo dei partiti tradizionali. Accadrà lo stesso al “Fenomeno Cinque Stelle”. A patto però che i poli sappiano ritrovare la strada delle grandi visioni che hanno nutrito la civiltà occidentale.

Aggiornato il 14 giugno 2017 alle ore 21:30