Le fucilate di Giorgio Napolitano sul “Tedeschellum”

C’è un non-detto nella corsa all’approvazione della legge elettorale: l’accordo sulla data delle elezioni da anticipare all’inizio dell’autunno. Era evidente che per il Partito Democratico stabilire il quando fosse importante quanto se non più del come. Matteo Renzi ha sbloccato la trattativa sulle regole nel momento in cui ha ricevuto da tutti gli altri protagonisti del patto pro-tedeschellum rassicurazioni sul voto anticipato. Per lui, la corsa alle urne è questione di sopravvivenza. Il giovanotto è consapevole del rischio che corre se si dovesse invece attendere la scadenza naturale della legislatura. C’è una legge di bilancio per lo mezzo che è destinata a travolgere l’attuale status quo. Entro la fine dell’anno molti dei nodi di finanza pubblica lasciati finora irrisolti verranno al pettine. Per ripararli occorrerebbe una manovra finanziaria di lacrime e sangue.

Ma a quel punto sarebbe il Pd a pagarne il conto salatissimo con gli elettori inferociti. Dopo un randellata di nuovi sacrifici assestata agli italiani, il consenso per Matteo Renzi subirebbe un crollo verticale. Gli altri competitori, che pure potrebbero trarre vantaggio dalla situazione, preferiscono accettare a tavolino un comodo pareggio, grazie a una legge d’impianto proporzionale che, non assegnando ad alcuno i numeri necessari per governare da solo, spingerebbe a soluzioni di compromesso all’interno di una logica emergenziale di corto respiro. Qualsiasi alleanza, infatti, non sarebbe sostenibile nella lunga durata. A quel punto lo scontro vero, definitivo, sul futuro del Paese sarebbe rimandato a un successivo passaggio elettorale più ravvicinato rispetto ai canonici cinque anni di durata della prossima legislatura. Su questa ipotesi converge anche il vertice dell’Unione europea. A Bruxelles sanno benissimo che per sbarrare la strada al Movimento Cinque Stelle in un’elezione rinviata alla prossima primavera, dovrebbero assecondare in toto le pretese del loro referente italiano. Se a Renzi non riuscisse il blitz autunnale, l’unica chance per sperare ancora nella vittoria sarebbe di ottenere da Bruxelles il permesso di varare l’ennesima finanziaria elettorale fatta di molte mance da elargire e dei tanti guai che ci sono da nascondere sotto il tappetto della propaganda menzognera. Ma fino a che punto la Commissione sarebbe disponibile a tenergli bordone?

Meglio dunque, per gli eurocrati, dare il via libera al voto anticipato piuttosto che mettere la firma di avallo a una manovra finanziaria tutta giocata a debito. Non sarà un caso se, rompendo la consolidata prassi di riservatezza, il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, abbia candidamente ammesso che per Bruxelles non ci sono problemi se l’Italia va alle urne prima del previsto. Benché appaia paradossale è proprio il caso di dirlo: “Votiamo prima perché è l’Europa che ce lo chiede”. Ma in questo scenario apparentemente scontato entra a gamba tesa Giorgio Napolitano. L’ex presidente della Repubblica grida all’inciucio accusando di opportunismo i sottoscrittori del “Tedechellum”. Vi sarebbe da dire: da che pulpito viene la predica. Ma tant’è. Napolitano si fa paladino di non ben identificati interessi che puntano a tenere in vita l’attuale governo, magari con qualche stratagemma istituzionale anche oltre la fine della legislatura. Parole pesanti, ai limiti dell’insulto, quelle pronunciate dall’ex capo dello Stato, che prendono di mira il presunto “partito dell’inciucio” ma sono destinate a ben altro bersaglio. È all’attuale inquilino del Colle che è rivolta l’invettiva minacciosa dell’ex. Mattarella blocchi la corsa al voto: questo è il succo del warning di Napolitano. Ovvio che gatta ci cova. Se il Grande Vecchio del “disastro Italia” punta il fucile contro il suo ex-beniamino Renzi non lo fa per il bene superiore della patria. Probabilmente c’entra la tenda di Romano Prodi piazzata a distanza di sicurezza dal Pd renziano. Sorge il sospetto che da qualche parte nella Roma esoterica, in qualche oscuro laboratorio alchemico, un gruppo ben assortito di novelli dottor Frankenstein stia costruendo una “mostruosa Creatura” dalle sembianze di un Macron italiano che faccia piazza pulita dell’inaffidabile leva dei “rottamatori”. Un nuovo volto da candidare alla guida di uno schieramento progressista filo-europeista, che piaccia alla signora Angela Merkel, sia di casa al Fondo Monetario Internazionale ma sia anche organico agli interessi dei “poteri forti”. Per assemblare in laboratorio un prodotto del genere e infondergli vita propria occorre tempo. Perciò il voto anticipato sarebbe un bell’intralcio. E allora, ecco che riappare l’eterno Napolitano.

Aggiornato il 07 giugno 2017 alle ore 21:17