Il “tengo famiglia” dei centristi

Di fronte all’intransigenza con cui Matteo Renzi difende lo sbarramento del cinque per cento nella nuova legge elettorale di impianto simil-tedesco, Angelino Alfano ha lanciato la proposta di mettere insieme tutte le attuali componenti dell’area centrista per dare vita a un’aggregazione in grado di superare la fatidica soglia e diventare determinante nei giochi parlamentari della prossima legislatura.

L’idea non è nuova. In passato è stata perseguita da molti, in particolare da personaggi di spicco della Prima Repubblica decisi a spezzare il bipolarismo della Seconda attraverso la formazione di un’aggregazione centrista che avrebbe dovuto far risorgere la vecchia Democrazia Cristiana dalle proprie ceneri. Ma l’Araba Fenice, benché a metterci mano ci avessero provato personaggi del calibro di Giulio Andreotti, non ha mai preso il volo. Il bipolarismo della Seconda Repubblica è saltato solo a causa del trasformismo dei centristi del centrodestra berlusconiano e dell’insipienza politica di Gianfranco Fini, che hanno smantellato il polo moderato e consentito l’esistenza di governi tecnici e di sinistra nella precedente e nell’attuale legislatura.

Può Alfano riuscire dove ha fallito Andreotti? La risposta è negativa. E non per la differenza di statura tra i due personaggi, ma perché se al Divo Giulio non è riuscito resuscitare il cadavere ancora caldo della Dc, è quasi impossibile che l’attuale ministro degli Esteri possa compiere il miracolo e dare lo spessore del cinque per cento del corpo elettorale a sigle e organismi che sono allo stato gassoso.

Essere presenti in Parlamento ed essere stati determinanti per la sopravvivenza dei doveri Renzi e Gentiloni non cambia, infatti, la natura delle formazioni centriste. Che sono destinate a sopravvivere fino a quando dura la legislatura ma che, all’indomani dello scioglimento delle Camere, diventano dei fantasmi privi di un qualche consistente radicamento popolare. Quanto vale elettoralmente Alleanza Popolare? Quanto Casini? Quanto Buttiglione? Quanto le diverse componenti personalistiche della disciolta Scelta Civica?

Naturalmente da qui alle elezioni può avvenire di tutto. Anche che Alfano, o chi per lui (si parla di Calenda, di Parisi) possa trasformarsi nell’Emmanuel Macron italiano. Ma l’Italia non è la Francia. Ed è molto più probabile che invece di puntare al polo del cinque per cento molti centristi cerchino più prosaicamente di rimediare qualche posto sicuro nelle liste di Forza Italia e del Partito Democratico. In quest’area il “tengo famiglia” è più forte del “voglio il polo”!

Aggiornato il 31 maggio 2017 alle ore 17:53