Il problema della legge di stabilità

mercoledì 31 maggio 2017


Sulla carta la distinzione sembra netta. Le ragioni politiche, in particolare quelle di Matteo Renzi, spingono per le elezioni anticipate a ottobre. Le ragioni economiche, quelle che temono l’esercizio provvisorio e chiedono di mettere in sicurezza i conti pubblici con una legge di stabilità, si battono per il voto alla scadenza naturale della legislatura nella primavera del prossimo anno.

Nel concreto, però, la distinzione non è così netta come appare a prima vista. Perché a volere il voto a ottobre non è solo Renzi ma anche Beppe Grillo e Matteo Salvini (oltre a Silvio Berlusconi che però non ne ha mai fatto un postulato immodificabile). Il leader della Lega e quello del Movimento Cinque Stelle non hanno il timore di Renzi che far realizzare la legge di stabilità al Governo Gentiloni scarichi sul solo Partito Democratico la responsabilità di una manovra di lacrime e sangue. Al contrario, avrebbero tutto l’interesse ad assistere alla rivolta del popolo vessato contro il Pd artefice dell’ennesima grande torchiatura per ricavarne benefici in termini di consenso elettorale. Invece continuano a insistere sul voto al più presto possibile lasciando intendere di puntare sull’uovo oggi piuttosto che sulla gallina domani.

Al tempo stesso non sono solo i grandi media portatori dell’egemonia della cultura politicamente corretta a predicare la necessità di attendere la fine naturale della legislatura per realizzare la legge di stabilità e scongiurare i rischi di speculazione su conti in dissesto. A cavalcare la richiesta del voto in primavera ci sono i partiti minori, in particolare quelli quell’area centrista, che brandiscono la legge di stabilità come l’arma più efficace per pretendere la riduzione della soglia di accesso nella legge elettorale. E minacciano la crisi di governo nel caso dallo sbarramento del 5 non si passasse al 3 senza badare alla circostanza che la caduta di Gentiloni spianerebbe la strada al voto in ottobre e non alla messa in sicurezza dei conti.

Insomma, come sempre avviene in questi casi, è un bel pasticcio. Che, come ha indicato Sergio Mattarella, potrebbe essere evitato inserendo nell’accordo complessivo sulla legge elettorale anche l’impegno a una legge di stabilità nei tempi utili prima della scadenza del 31  dicembre.


di Arturo Diaconale