La logica politica di Salvini

All’indomani della sua scontata vittoria alle primarie della Lega Nord, non mi stupisco affatto che Matteo Salvini, nonostante l’evidente riflusso che sta caratterizzando le forze sovraniste in tutta Europa, rilanci i temi principali della sua linea politica. Temi che, come ho già avuto modo di argomentare su questo giornale, rappresentano nel complesso un distillato di catastrofi a scelta per l’Italia, quasi allo stesso livello del sempre più confuso e contraddittorio Movimento Cinque Stelle.

In realtà, l’indiscusso (almeno per ora) segretario del Carroccio, nel continuare a sostenere il suo impianto programmatico, soprattutto sul piano economico, non mira affatto a creare le basi per una futura alleanza di Governo; condizione indispensabile, visti i numeri, per riportare la Lega nella stanza dei bottoni. Egli intende unicamente raggiungere l’unico obiettivo della sua attuale strategia politica: capitalizzare il consenso potenziale di cui è ancora accreditato il suo partito. Un consenso che si è onestamente guadagnato in questi anni di crisi, cavalcando però tutta una serie di opzioni demagogiche di facile masticatura per la pancia del Paese e, proprio per questo, assolutamente inadatte a rispondere ai gravi problemi strutturali che stanno mandando alla deriva l’intero sistema.

D’altro canto, avendo scelto di entrare in sintonia con il lepenismo e con altre analoghe forme di populismo, dopo aver sostenuto per anni l’uscita dall’Euro, l’abolizione della Legge Fornero sulle pensioni, la surreale flat tax al 15 per cento, un rigido protezionismo economico ed altre amenità sovraniste, l’idea di ritornare sotto l’ombrello di un rinnovato centrodestra, per nulla propenso ad uscire dall’Europa e probabilmente orientato a un ben più sostanziale realismo politico, sconfesserebbe di fatto la sua linea, determinando una inevitabile perdita di consensi per Salvini.

In sostanza, l’estremismo a cui si è da tempo incatenato il capo della Lega ne ha aumentato enormemente la presa elettorale nel periodo più critico per l’Europa e per la sua tenuta economica e politica. Tuttavia, in una fase nella quale sembra crescere nel Vecchio Continente una certa avversione per gli avventurismi di tutti i colori, lo stesso estremismo, non potendo essere dismesso come un vestito usato, obbliga Salvini a percorrere una strada apparentemente senza uscita.

Aggiornato il 17 maggio 2017 alle ore 11:35