La zavorra di Matteo Renzi

Che politici e banchieri si incontrino e parlino dei casi bancari e finanziari in corso, come ha ammesso l’ex Ad di Unicredit Federico Ghizzoni, sia una consuetudine che risale a tempi dei tempi è assolutamente sicuro. Che, come ha rilevato perfidamente Matteo Renzi, le rivelazioni sull’interessamento di Maria Elena Boschi per Banca Etruria si siano rivelate una brillante operazione di lancio commerciale del libro di Ferruccio de Bortoli, è un dato oggettivo impossibile da contestare. Ed è altrettanto incontestabile, visto che risulta dai verbali della Commissione di Vigilanza della Rai, che lo stesso de Bortoli non sia stato eletto nel Cda dell’azienda radiotelevisiva pubblica a causa di qualche volto non dato da parte dei parlamentari della maggioranza dell’allora governo guidato dal rinnovato segretario del Partito Democratico.

Se tutto questo è vero vuol dire che, come insiste nel dire Renzi, il caso Boschi-Etruria è solo una montatura creata apposta per fermare la ripresa del Pd?

Alla domanda si possono dare alcune risposte diverse. I giustizialisti sentenziano che la montatura vera sia quella che Renzi sta cercando di realizzare ora attraverso la stampa e la televisione di Stato allo scopo di nascondere lo scandalo del conflitto d’interessi tra l’allora ministra e il padre al tempo vicepresidente della Banca in questione. I garantisti insistono sulla presunzione d’innocenza e aspettano di vedere quali saranno gli sviluppi e la conclusione di una vicenda dai contorni oscuri. Ma chi tenta di affrontare la questione con un minimo di realismo politico non può fare a meno di considerare due particolari specifici.

Il primo è che la vicenda delle banche toscane esplosa durante i tre anni del Governo Renzi lascia ancora code velenose destinate a colpire pesantemente il Partito Democratico, il suo segretario e i suoi più stretti collaboratori.

La seconda, di ordine più generale, è che il caso Boschi-Etruria si intreccia con le ultime rivelazioni sul caso Consip e il combinato di queste notizie e delle polemiche che ne scaturiscono torna ad alimentare la preoccupazione, che tanto ha pesato durante la campagna referendaria conclusasi con la sconfitta renziana, circa la strettissima commistione di stampo nepotistico e familistico verificatasi tra poteri economici e potere politico negli anni dell’incontrastato predominio governativo dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri. Per Matteo Renzi questa preoccupazione popolare è diventata la sua zavorra più pesante e pericolosa!

Aggiornato il 16 maggio 2017 alle ore 13:02