Sangue e morte nel cuore di Londra

Ancora morte e terrore. E sangue d’innocenti che marchia a fuoco le strade di una capitale d’Europa. Il nemico jihadista ha colpito nuovamente Londra, città faro di civiltà. Londra, cuore e madre dell’Occidente avanzato, patria di libertà e di tolleranza. Ieri l’altro un vile assassino, in nome di un credo malato e perverso, ha fatto strage di civili inermi. Il bilancio provvisorio è di tre vittime e di decine di feriti, alcuni dei quali gravi. Emulando il metodo già sperimentato con successo prima a Nizza e poi a Berlino, il terrorista è montato su un Suv e ha usato il ponte di Westminster come pista da bowling con i passanti al posto dei birilli. Una cosa pazzesca, disumana. La corsa omicida è finita con l’auto schiantata contro la cancellata del Parlamento. Non soddisfatto del male compiuto, l’assassino ha proseguito a piedi la sua missione di morte. Armato di due coltelli ha tentato di penetrare nel luogo-simbolo della democrazia. Un agente gli si è parato davanti per impedirne l’accesso all’edificio, ma ha avuto la peggio. Keith Palmer, è il “bobby” eroe per caso, ci ha rimesso la vita. Soltanto dopo che è stramazzato a terra i colleghi della sicurezza interna hanno fatto fuoco neutralizzando il killer. In queste ore la polizia, superato lo shock dei primi caotici istanti, sta effettuando diversi fermi di soggetti sospettati di complicità con l’attentatore.

Ammettiamolo! Per molti tra noi si è trattato di un brusco risveglio. La relativa quiete dei mesi scorsi, i successi della coalizione che combatte nel teatro iracheno-siriano i demoni dell’Isis, ci avevano indotto all’errato convincimento che il terrorismo islamico non dovesse essere più il primo problema di cui preoccuparsi. Invece, la realtà come sempre provvede a smorzare i facili entusiasmi. Dall’azione londinese apprendiamo, a nostre spese, che va rafforzandosi un terrorismo se possibile ancor più pericoloso di quello che abbiamo conosciuto negli anni passati. Niente più gruppi di fuoco che organizzano azioni complesse perfettamente studiate nei target da colpire e nei mezzi da utilizzare. Niente bombe, pulite o sporche che siano, niente aerei dirottati sugli obiettivi sensibili, ma individui isolati che con mezzi di fortuna decidono di seminare morte e sgomento nel corpo vivo d’Europa. Di fronte a una belva armata di coltello da cucina e alla guida di un’automobile non c’è intelligence che tenga. Per quante misure di sicurezza si adottino, la bestia che agisce motu proprio riuscirà comunque a fare risultato. Come in queste ore a Londra dove sono stati doppiamente colpiti al cuore gli spiriti liberali. Prima per le vittime innocenti e poi per la profanazione del simbolo più sacro dell’Occidente che è il Parlamento britannico, tempio laico di transustanziazione della volontà popolare. Peggio non poteva andare. Ragion per cui l’inevitabile risposta non potrà che essere la più ferma e ostinata nella neutralizzazione dei nemici irriducibili della nostra civiltà. Essi sanno odiare ma non hanno onore. Vivono tra di noi tramando alle nostre spalle nell’attesa del momento giusto per sferrare il colpo mortale.

Non chiamateli “lupi solitari”, perché la bestia della mattanza londinese potrebbe non aver agito da solo e poi perché fareste torto alla nobiltà e alla fierezza di quei meravigliosi animali. Gli assassini di Nizza, di Berlino, di Londra e prima ancora di Bruxelles, di Parigi, di Dacca, di Madrid e di tutti i luoghi dove essi si sono resi protagonisti di ignobili attentati, non valgono un’unghia delle creature alle quali vengono associate dall’immaginario collettivo. E non chiamateli kamikaze, perché con quei giovani aviatori nipponici del tempo di guerra, ai quali il senso dell’onore era più caro della stessa propria vita, questi vigliacchi non hanno nulla da spartire. Semplicemente, non nominateli. Perché costoro, pur di umane sembianze, nulla hanno della speciale qualità, intessuta di lealtà, coraggio, pietà e rispetto per il prossimo qualunque ne sia la condizione sociale, il credo religioso, l’orientamento sessuale o il colore della pelle, che rende una vita degna di essere vissuta.

Aggiornato il 03 maggio 2017 alle ore 11:09