La politica passa per la “Variante B.”

Dove andrà Forza Italia? La domanda non è peregrina perché la futura collocazione del movimento azzurro non è affatto scontata. Sul tavolo ci sono alcune opzioni che potrebbero essere riassunte così: “modello Nord”, caratterizzato da un solido rapporto con la Lega, oppure modello “vacanze romane”, sperimentato con scarsa fortuna nelle ultime elezioni capitoline. Questo secondo schema prevede un brusco addio all’alleanza con i sovranisti e la costituzione di un rassemblement dei moderati che metta a dimora, con Forza Italia, tutti i cespugli spuntati al centro negli ultimi tre anni. Sullo sfondo resta la scelta dell’atteggiamento da tenere nei confronti del Partito Democratico che, superata la farsa delle primarie, tornerà ad essere più renziano che mai.

Abbracciando il primo modello Forza Italia sceglierebbe di abiurare ogni intelligenza con il “nemico”, col secondo modello invece spianerebbe la strada al ritorno del “Nazareno”. Cosa farà pendere la bilancia da una parte o dall’altra? Alcuni osservatori sostengono che sarà la riforma della legge elettorale a determinare le scelte definitive. Ma non è così. La meccanica elettorale non è la causa piuttosto l’effetto di una stagione politica. Ciò che invece peserà sul destino di Forza Italia è, come sempre, la “variante Berlusconi”. In un partito post-ideologico, fortemente orientato al e dal carisma del leader, è difficile immaginare che non sia il vecchio leone di Arcore a dire l’ultima parola sull’argomento.

La domanda corretta da porsi allora è: cosa aspetta Silvio Berlusconi a dare la linea al suo partito? Neanche così però è facile azzeccare la risposta giusta. Bisogna capire la complessità del personaggio, che non può essere posto sul medesimo piano degli attori politici in scena oggi: obiettivamente ha uno spessore diverso. Ferme alcune incrollabili certezze ideali: la libertà d’intrapresa, il garantismo, i diritti degli individui, l’anticomunismo, per il resto il Cavaliere è un formidabile segugio: annusa l’aria per cogliere i segnali giusti che gli indichino la direzione della volontà popolare. Per spiegare il concetto basta un fotogramma: Berlusconi immortalato al tavolo di un McDonald’s nell’atto di ordinare un panino. Ci sarebbe da chiedersi che ci faccia uno a cui non mancano risorse per concedersi i servigi di chef stellati, in fila ad aspettare un “Happy Meal”. Ha ottant’anni suonati e vuole ancora capire, conoscere cosa prova la gente comune, annusare gli stessi odori, sentire le medesime modeste soddisfazioni di un quisque de populo che si accontenta di passare la serata in compagnia di hamburger e patatine: questo è il segreto del suo elisir di lunga vita.

Tornando ai fatti di casa nostra, Berlusconi non ha fretta di scegliere. E perciò fa melina. Prima deve capire quanto in Europa sia alta l’onda montante del populismo e soprattutto se la consistenza del riflusso dell’anti-globalizzazione interesserà un’intera fase storica. Il Cavaliere attende di valutare i dati prodotti dalla lunga stagione elettorale che impegnerà le principali realtà del Vecchio Continente. Una serie di stress test a cominciare dal voto della prossima settimana in Olanda, per passare a quello in Francia della fine di aprile, per finire alla verifica autunnale in Germania. Nel frattempo, ci sarà la possibilità di testare i diversi modelli di alleanza nel giro delle amministrative di giugno. Soltanto dopo gli esiti di queste prove e dopo un’attenta analisi sulla composizione dei flussi elettorali Berlusconi sarà in grado di riposizionare Forza Italia. Una vittoria di Geert Wilders in Olanda, una forte affermazione di Marine Le Pen in Francia e una sonora batosta per Angela Merkel in Germania, spingerebbero inevitabilmente Berlusconi tra le braccia di Salvini e Meloni. A risultati inversi, la tentazione di giocarsi la partita al centro potrebbe avere la meglio sulle altre opzioni in campo. Avviso ai naviganti forzisti: accapigliarsi al momento sul “che fare?” non serve a nulla. Ci si metta comodi davanti a un buon whisky e si attendano gli eventi. Perché di cose straordinarie ne accadranno: statene certi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:56