Facce nuove, politica vecchia

sabato 25 febbraio 2017


“Noi siamo con voi, il servizio pubblico non di linea è fondamentale, è il biglietto da visita della città, deve essere regolamentato chiaramente, ma le riforme dall’alto non ci piacciono”.

Così il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha arringato i tassisti che hanno messo a soqquadro la Capitale per difendere l’ennesimo steccato protezionistico di un Paese sempre più inchiodato. Ora, a parte l’ironia di una Raggi la cui insofferenza per le decisioni prese dall’alto cessa del tutto quando a farlo è il suo signore assoluto Beppe Grillo, quest’ultimo sempre più deus ex machina del Campidoglio. Tuttavia non bisogna aver letto la fondamentale opera di James McGill Buchanan, “La teoria della scelta pubblica”, per comprendere quanto di più vetusto ci possa essere nella linea adottata anche nel caso dei tassisti dalle facce nuove a Cinque Stelle, sempre più di bronzo.

In estrema sintesi, seguendo uno dei meccanismi più elementari della politica, da sempre molto in voga nel Paese di Pulcinella, si liscia il pelo a qualunque categoria sindacalmente organizzata, a prescindere dalla fondatezza o meno delle relative rivendicazioni, perché il ritorno politico di tale mossa è certo, mentre lo è molto meno, se non nei tempi lunghi, quello di una riforma volta soprattutto a tutelare gli interessi dell’intera collettività.

Per dirla in altri termini, intaccare un qualunque rendita di posizione, forte ma circoscritta come può essere quella degli stessi tassisti, determina un crollo di consenso presso le categorie interessate, senza essere però compensato da quello proveniente dalla generalità dei cittadini, in quanto l’effetto di qualunque liberalizzazione su costoro, seppur senz’altro positivo, non è tale da determinarne una scelta politica. Sotto questo profilo, come hanno giustamente rilevato alcuni acuti osservatori, mettere in un unico calderone tutte le rivendicazioni provenienti dalla pancia del Paese e cavalcarle politicamente, così come sembra voler fare il Movimento 5 Stelle, non provoca alcun cambiamento virtuoso di sistema, lasciando incancrenire una comunità letteralmente soffocata da ogni forma di protezionismo. In questo senso, gli zombi politici a cui spesso si riferisce lo stesso Grillo sono ben rappresentati anche nel suo movimento.


di Claudio Romiti