Una grande fretta per l’immunità

Primarie ad aprile e congresso immediato per poi votare a giugno. Non c’è alcun dubbio che questa sia la volontà di Matteo Renzi, che dalla California e nella sua qualità di segretario dimissionario continua a guidare il Partito Democratico come ai tempi in cui era Premier e leader incontrastato.

Nessuno, ovviamente, dubita che questo sia il programma lasciato in consegna a Matteo Orfini e alla direzione del partito. Tanto che per ostacolare questa sorta di corsa a marce forzate verso la nuova incoronazione renziana e la fine anticipata della legislatura sono incominciate a spuntare, dopo quella di Michele Emiliano e Andrea Orlando, altre candidature alle primarie con lo scopo fin troppo evidente di complicare le procedure e allungare la fase precongressuale per scongiurare il voto a giugno.

Ma se è fin troppo chiaro che Renzi voglia fare presto, è del tutto oscuro il perché di tutta questa fretta. Qual è la ragione per cui il segretario dimissionario del Pd vuole bruciare le tappe della sua reinvestitura a guida del partito per liquidare il governo e provocare le elezioni anticipate prima dell’estate?

In un primo momento si era pensato che l’obiettivo di Renzi fosse di non dare tempo agli scissionisti di consolidarsi e diventare un nemico a sinistra troppo temibile. Ma l’ipotesi è stata subito scartata visto che, una volta creati i nuovi gruppi parlamentari, Bersani, D’Alema, Speranza e Rossi non dovrebbero trovare grandi difficoltà a dare una struttura a un movimento di sinistra antirenziana che già si era formato durante la campagna referendaria dello scorso anno.

Ma se cade questa motivazione, quale può essere quella più logica e comprensibile? Qualcuno non esclude che si tratti di una impuntatura caratteriale. Cioè di un atto di prepotenza compiuto un po’ per incontrollabile vocazione autoritaria, un po’ per fanciullesca intenzione di dimostrare ai nemici che il “pallone della politica” è suo e ci si gioca quando e come lo dice il padrone.

Qualche altro, però, avanza un’ipotesi più maliziosa, alimentata dalle nuvole giudiziarie che si addensano sulla testa del padre di Renzi e dei suoi più stretti collaboratori. E se tutta questa fretta fosse diretta solo a raggiungere prima possibile quella parziale copertura dalle bufere scatenate dall’azione della magistratura che viene assicurata dall’elezione in Parlamento? E se si trattasse, in sintesi, di una fretta per l’immunità?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57