Il destino del centrodestra

Il problema, ha detto Luigi Di Maio, non è se il Movimento Cinque Stelle andrà mai al governo ma solo quando si compirà questo evento inevitabile. La certezza assoluta dell’esponente grillino non nasce solo dall’esigenza di tenere unite e galvanizzate le proprie truppe in una campagna elettorale che è destinata ad andare avanti fino alla scadenza naturale della legislatura. Nasce dalla consapevolezza che, a dispetto delle vicende romane, i sondaggi indicano come i Cinque Stelle non subiscano cali di consenso significativo. E il fenomeno va aiutato instillando fiducia in una base che ha bisogno di credere nell’inevitabilità della vittoria. Ma deriva soprattutto dalla constatazione che l’assenza di un reale competitore nella corsa verso il governo del Paese rende il successo dei seguaci di Beppe Grillo un evento assolutamente ineluttabile.

Fino al referendum del 4 dicembre il competitore dei grillini era il Partito Democratico, che con il suo 30 per cento e più appariva destinato a rimanere il partito di maggioranza relativa con il compito di guidare un governo di coalizione insieme con Forza Italia e i centristi nella prossima legislatura. Oggi, con la scissione ormai scontata dei democrats e con la nascita di un Partito di Renzi da un lato e di una sinistra tradizionale dall’altro, il ruolo di partito di maggioranza relativa, a cui il Quirinale debba affidare il compito di cercare di formare il governo, passa automaticamente al Movimento Cinque Stelle. Nessuno è in grado di prevedere se un partito che ha impostato la sua identità sul rifiuto di fare alleanze con altri possa poi realmente dare vita ad un governo qualsiasi. Può essere, come dimostra la vicenda dello stadio della Roma nella Capitale, che a piegare il tratto identitario ci pensi la concretezza del realismo politico. In ogni caso la scissione del Pd trasforma automaticamente il movimento di Grillo nel partito di maggioranza relativa. Ed è alla luce di questo dato oggettivo che il resto delle forze politiche italiane debbono impostare la loro azione in vista delle elezioni per la nuova legislatura.

È probabile che gli spezzoni di un Pd lacerato non si rapportino a breve con una simile prospettiva. Lo scontro fratricida è troppo intenso per lasciare spazio a preoccupazioni riguardanti il quadro politico generale. Ma è tra le diverse componenti del centrodestra che l’eventualità di un Grillo o Di Maio Premier dovrebbe far scattare la consapevolezza che solo un centrodestra unito può diventare l’alternativa credibile al grillismo montante. Perdere una occasione del genere sarebbe più di un errore. Sarebbe un vero e proprio crimine!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:56