Immigrazione: c’è il lodo Gabanelli

Milena Gabanelli, dopo aver lasciato la guida di “Report”, si è applicata allo studio delle soluzioni per l’accoglienza degli immigrati. Allo scopo ha redatto un piano di gestione alternativo a quelli finora implementati dal ministero dell’Interno.

Il “lodo Gabanelli” muove da un postulato: i flussi migratori non sono eventi straordinari ma strutturali e a crescita progressiva, le società dell’Occidente avanzato dovranno adeguarsi all’accoglienza obbligata non potendovi opporre alcuna forma di resistenza. Ciò posto, l’idea-guida è semplice: si utilizzi il grande patrimonio immobiliare dello Stato per ospitare chi arriva sulle nostre coste. Ex caserme, ospedali dismessi e immobili sottratti alla criminalità organizzata possono agevolmente assorbire un turnover di 200mila immigrati all’anno. Per convertire le strutture disponibili alle nuove destinazioni d’uso occorrono 2,5 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali, ma il loro potenziale ricettivo consentirebbe di realizzare in loco percorsi d’integrazione per le persone ospitate mediante attività formative, corsi di lingue e di informazione generale sugli usi e i costumi del nostro Paese. Il piano costituirebbe anche un volano occupazionale giacché, stando ai numeri del business plan, troverebbero stabile impiego nel settore circa 25mila addetti. Un esercito di antropologi, insegnanti, medici, psicologi, assistenti sociali e operatori socio-sanitari che costerebbero allo Stato circa 2 milardi annui. Dopo il periodo di riqualificazione, gli immigrati verrebbero destinati alle comunità territoriali italiane ed europee che, diversamente da quanto accade oggi, sarebbero ben liete di integrare persone formate al lavoro e alla pacifica convivenza.

La visione che si propone è chiara: trasformare l’Italia nell’hub d’Europa, cioè nel contenitore di tutta la disperazione del mondo. I partner continentali ci userebbero come scaffali di un supermarket dai quali si prende ciò che serve per il funzionamento dei rispettivi sistemi produttivi e si lascia tutto il resto dov’è. Cosicché tutta quell’umanità in esubero resterebbe stivata nel magazzino-Italia, alla stregua di merce invenduta. E per questa brillante idea lo Stato, anziché tagliare i costi del suo apparato dovrebbe farsi carico di altre 25mila assunzioni, non da destinare come sarebbe giusto agli apparati, attualmente sottorganico, della sicurezza e della prevenzione ma ai servizi agli immigrati clandestini. E dei milioni di italiani ridotti allo stato di povertà? Il “lodo Gabanelli” non ne parla: non rientrano nei grandi piani. Per loro, stando ai capitoli di spesa del bilancio pubblico, resterebbero le briciole. D’altro canto è naturale che se tutti i fondi disponibili vengono spostati sull’accoglienza, non resta margine sufficiente per arginare le altre emergenze. E allora che si arrangino da soli. Stanze confortevoli e riscaldate negli immobili dello Stato per gli stranieri e ricoveri di fortuna, asili notturni, automobili, ponti e cartoni per i nostri connazionali.

Verrebbe da dire che questo è razzismo alla rovescia ma è sufficiente eccepire che il piano è semplicemente pericoloso perché, discriminando, istiga alla reazione popolare violenta. Non bastavano già le immagini di quei “bravi ragazzi” nigeriani ritratti a bighellonare in un resort di lusso del litorale casertano mentre i nostri connazionali sono stati lasciati a combattere a mani nude il freddo dell’ultima nevicata nei paesini dell’appennino abruzzese? Adesso anche i grandi piani di Stato per mettere a regime la visione ideologica multiculturalista di una patria strappata ai suoi legittimi possessori? Tuttavia, non vogliamo essere pregiudizialmente negativi: lo sforzo progettuale non va buttato alle ortiche. Proponiamo di emendarlo nella parte relativa ai destinatari degli interventi: il piano così autorevolmente presentato, corredato di tutti gli studi di fattibilità, lo si applichi per dare ospitalità a quegli italiani che non ce la fanno a sopravvivere. Se dovesse servire a togliere tanta brava gente dalla strada e dalle mense della Caritas sarà davvero una buona opera. E lo sarà anche se, per una volta almeno, non toccherà agli stranieri di goderne i benefici.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:55