Il Pd e l’opportunità per il centrodestra

Le disgrazie del Partito Democratico possono mettere le ali ai piedi al centrodestra. Non si tratta di una speranza, ma di una eventualità concreta. Perché solo apparentemente le spaccature che dilaniano il Pd sono simili a quelle che separano i “sovranisti” della Lega e di Fratelli d’Italia da liberali e popolari di Forza Italia. In realtà ciò che accomuna i due schieramenti è il tentativo di defenestrare i rispettivi leader. Nel Pd è in atto la rivolta contro Matteo Renzi da parte di tutte le componenti della sinistra e di parte della componente post-democristiana. E nel centrodestra Matteo Salvini e Giorgia Meloni stanno compiendo una operazione analoga per affrancarsi dall’egemonia ventennale di Silvio Berlusconi. Ma le due manovre possono produrre non solo il pensionamento forzato dei vecchi leader, ma anche degli effetti collaterali totalmente diversi. Perché l’eventuale scissione del Pd, che può portare alla cancellazione della leadership di Renzi provocando la nascita di due partiti della sinistra dai destini difficilmente convergenti, ha la possibilità di obbligare le diverse componenti del centrodestra a dare vita ad un fronte comune per trasformare l’area un tempo definita dei moderati a diventare la sola ed unica alternativa di governo al Movimento Cinque Stelle.

In passato la “vocazione maggioritaria” lanciata al Lingotto da Walter Veltroni spinse Silvio Berlusconi a pronunciare il discorso del predellino ed a dare vita al Popolo della Libertà. Oggi l’eventualità che il Pd si divida dando vita al partito di Renzi ed alla sinistra neo-ulivista può spingere Salvini, Meloni e lo stesso Berlusconi a trovare un’intesa per presentare alle elezioni l’unica coalizione in grado di contendere ai grillini il ruolo di forza di maggioranza relativa e perno di qualsiasi coalizione di governo.

Non è detto che l’eventuale scissione del Pd porti all’unificazione del centrodestra. Il germe del frazionismo non attecchisce solo a sinistra, ma cammina sulle ambizioni personali delle persone e dilaga anche nel fronte opposto. Ma se uno degli attuali tre poli della politica italiana si scompone è inevitabile che i due rimasti diventino alternativi per il governo del Paese.

Certo, nel centrodestra c’è da risolvere il problema della leadership, che Salvini e Meloni voglio strappare a Berlusconi e che il Cavaliere non intende cedere ai due “sovranisti”. Ma nel Paese che lo ha inventato, perché non riesumare il triumvirato con componente femminile?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57