Catastrofi a 5 Stelle

Fortemente scossi dalle vicende giudiziarie romane, con la prospettiva di un imminente avviso di garanzia alla sindaca Virginia Raggi, dopo che il bilancio preventivo della sua giunta pentastellata è stato sonoramente bocciato dall’organo di revisione economico-finanziaria del Campidoglio, gli elettori e i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle non sanno più che pesci prendere.

Dalla montagna di oneste promesse circa l’instaurazione di un paradiso a Cinque Stelle, sta emergendo nella Capitale un vorace topolino di rara incapacità politica e amministrativa. Tale da intaccare in profondità il mito, perché di questo si tratta, dei soviet della democrazia diretta gestiti dal garante Beppe Grillo e dalla Casaleggio associati. L’idea di una netta separazione etica, politica e funzionale tra la cosiddetta classe politica e l’uomo della strada catapultato nella stanza dei bottoni si sta rivelando del tutto priva di fondamento. Anzi, sembra quasi che i gravi difetti di un sistema democratico afflitto da un eccesso di intrusività da parte della sfera politico-burocratica risultino ancor più amplificati sotto la guida di una schiera di dilettanti allo sbaraglio quali sembrano essere gli eletti del M5S.

D’altro canto, così come tento di scrivere da tempo, l’onestà e il fatto di essere facce nuove non rappresenta di per sé alcun particolare prerequisito al fine di risolvere i tanti, complessi nodi strutturali che funestano la nostra Repubblica della banane. Semmai, anche se ciò nessun individuo impegnato a farsi eleggere avrebbe il coraggio di ammettere, questa crescente e affannosa ricerca di “uomini nuovi”, da parte di una cittadinanza sempre più confusa, dimostra una sorta di involuzione democratica. Ci si culla, in altre parole, nella vana speranza di trovare prima o poi un Governo di uomini probi e capaci, in grado di risolvere tutti i nostri problemi esistenziali, anziché orientarci verso una visione più laica, e pertanto più legata al senso della responsabilità individuale, della politica in senso lato.

Come dimostra la vicenda romana, non esistono scorciatoie miracolistiche per salvare un Paese che viaggia verso il dissesto economico, finanziario e intellettuale. Occorre abbandonare al loro destino politico i falsi profeti che, mentre promettono improbabili redditi di cittadinanza, sembrano incapaci di gestire una qualunque azienda municipalizzata. Con questa gente l’unico risultato certo è quello di accelerare la nostra discesa verso gli inferi del sottosviluppo.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:45