Populismo M5S: non si  batte scimmiottandolo

Tra i tanti errori politici commessi da Matteo Renzi ve n’è uno particolarmente grave: aver cercato di fermare il dilagante populismo del Movimento 5 Stelle assumendone in parte i toni con il tema della rottamazione e, cosa ancor più nefasta, scendendo sul terreno a loro molto consono dei sogni irrealizzabili. Sotto quest’ultimo aspetto, in particolare, man mano che si profilava un travaso di consensi dal Partito Democratico al non-partito di proprietà di Grillo e Casaleggio, l’ex Premier ha addirittura incentivato la sua rincorsa alle tesi strampalate dei suoi maggiori oppositori, raccontando un Paese che non c’era e proponendo scenari di sviluppo e di benessere assolutamente campati per aria. Tutto ciò con l’unico risultato di accelerare il declino del sistema socio-economico, il quale avrebbe altresì bisogno di serietà e concretezza, e aprendo una vera e propria autostrada ai grillini, con la prospettiva - ritenuta assurda nel recente passato - di trasformare la loro avanzata in una sorta di marcia trionfale.

A mio avviso, invece, per tentare di rimettere in carreggiata l’Italia su una linea credibile, disinnescando in tal modo la pericolosa mina politica dei populisti a Cinque Stelle, occorreva ed occorre rivolgersi al Paese con la lingua universale della ragionevolezza e del buon senso. Una lingua che si basi su dati di fatto e non su pericolose utopie fondate su scintillanti libri dei sogni. Ad esempio, in merito al tema cardine della nostra permanenza o meno nella zona euro, sul quale il M5S sembra orientato verso una sorta di “Italexit”, un Governo responsabile avrebbe l’obbligo di spiegare agli italiani due-tre cosette circa i motivi che oramai ci costringono a restare agganciati all’attuale standard monetario, tra cui il piccolo dettaglio di un indebitamento pubblico colossale e il conseguente default determinato da unilaterale ritorno alla vecchia e sempre rimpianta liretta.

Un Governo responsabile avrebbe l’obbligo, sempre sullo stesso argomento, di ridicolizzare il M5S e chiunque altro proponesse di fatto di convertire il medesimo debito nella nuova valuta nazionale, facendo comprendere anche ai cittadini meno avvezzi alle alchimie finanziarie che ciò avrebbe per molti creditori, interni ed esteri, il sapore di una truffa, causando una fuga in massa di capitali e il ritorno ai “fasti” di una perenne instabilità monetaria, con la perdita continua di potere d’acquisto dei salari e dei risparmi, soprattutto sul fronte delle merci e dei prodotti importati.

Un Governo serio e responsabile non cerca di battere le pericolose utopie sulla sovranità monetaria dei grillini e degli altri populismi facendo finta di raccoglierne in parte le critiche sull’Euro, ma informa i cittadini che fuori dell’Euro c’è una landa desolata fatta di tassi d’interesse e prezzi delle materie prime, non più pagati con una valuta stabile, in costante crescita. In sostanza ci troveremmo proiettati in uno scenario da incubo, sul modello di una economia di guerra, solo per aver dato retta a qualche economista da bar dello sport che ha vinto la lotteria di una elezione politica. Sotto questo profilo o ci si fa trascinare, per pure ragioni di consenso immediato, nel regno delle catastrofiche utopie a Cinque Stelle, oppure ci s’inchioda con coraggio alla linea della serietà, spiegando al Paese reale che non esistono scorciatoie alla risoluzione dei nostri colossali problemi. Tertium non datur.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:03