Grillo, Salvini  e il mondo tripolare

Tra il programma elettorale della Lega di Matteo Salvini e del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ci sono ragguardevoli somiglianze. È per questo che molti pensano che lo status di “celibato” politico del movimento di Grillo, assunto fin dagli esordi, si potrà rompere solo nell’alleanza politica con Salvini.

Le similitudini programmatiche interessano i temi più caldi. Riguardano soprattutto l’Europa, su cui Grillo e Salvini concordano nel puntare: al superamento del Fiscal compact, l’abbandono dell’Euro, il superamento del pareggio di bilancio interno. Quanto al tema delle migrazioni, pur se con toni meno oltranzisti, anche i Cinque Stelle si sono pronunciati per dare un deciso giro di vite ai permessi di soggiorno facili. Inoltre, chi non ricorda la sconfessione dei senatori pentastellati, da parte di Grillo e Casaleggio, per aver sottoscritto un emendamento sull’abolizione del reato di clandestinità?

Alle questioni programmatiche si aggiungono le scelte e i comportamenti. Innanzitutto l’adesione, all’interno del Parlamento europeo, a gruppi non allineati sul fronte storico socialista-popolare. Salvini fa parte del gruppo Le Pen. M5S aderisce al gruppo di Nigel Farage, fondatore dell’Ukip britannico. Entrambi fortemente antieuropei. Se non fa testo la comune dislocazione sul fronte del “No” in occasione del referendum costituzionale, considerato che su quel fronte c’era di tutto, di qualche significato sono però le scelte e i comportamenti successivi al referendum, quando i due partiti si sono mossi perfettamente in sincrono e all’unisono. Non hanno sdegnosamente partecipato alle consultazioni del presidente incaricato e hanno disertato le aule parlamentarti in occasione del voto di fiducia sul Governo Gentiloni.

La reciproca posizione di radicale (e talora sguaiata) contestazione è globale, come conviene a chi si candida, contro tutti, a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, in un sistema maggioritario. Mentre però per Grillo il rifiuto del sistema “partitocratico” è integrale, per Salvini gli strali della contestazione si possono dirigere soltanto in direzione del Governo e della sua maggioranza. Qualora Silvio Berlusconi, o chi per lui, dovesse ufficializzare la candidatura a leader dello schieramento di centrodestra-liberale, è immaginabile che, anche su questo fronte, le posizioni dei due si riallineeranno.

Per ora, Grillo può assumere il ruolo del contestatore globale del sistema, perché non ha mai fatto parte del Governo della Repubblica. Salvini non può farlo. La posizione di “verginità” politica del M5S è una delle ragioni del precipitoso successo fin qui conquistato. Dovrà essere abbandonata, però, se, come sembra, l’Italicum lascerà il posto al sistema proporzionale. In questo caso infatti, se vorrà proporsi come forza di governo, Grillo dovrà rinunciare al suo splendido isolamento. Finirà per allearsi con la Lega?

Non è immaginabile nessun pronostico. È però evidente che, se lo stato di salute economica del popolo italiano non si risolleverà in tempi ragionevolmente brevi, la radicalizzazione del Movimento 5 Stelle e della Lega continuerà a montare, mentre destra e sinistra saranno chiamate alla vitale corresponsabilità di guidare il Paese, nel labirintico e sconosciuto nuovo mondo tripolare italiano.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57