Il Governo Gentiloni e i suoi ministri

È vero, se ti chiedono di fare il Presidente del Consiglio, rinunciarvi è umanamente impossibile.

Paolo Gentiloni non ha fatto eccezione. Ma politicamente, a cose fatte, bisogna dire che poteva farle meglio. Sia cambiando che confermando i ministri ha badato più ad obbedire alle scelte altrui che a scegliere lui con la sua testa. Navigare necesse est! Tuttavia egli, nel formare il Governo, ha mostrato troppo la gola ai lupi della critica. E, a quanto pare, non è stato neppure aiutato troppo da Sergio Mattarella che quei ministri ha nominato, soprattutto pensoso di sbrigarsi anziché di perdere un po’ di tempo ad insaporire la pietanza offertagli da Gentiloni su un piatto di alpacca. Come si fa a passare sopra ad una ministra della Pubblica istruzione, dall’elementare alla universitaria, che in autodichiarazioni e autobiografie vanterebbe una laurea zoppicante, forse equipollente, forse no, forse neppure laurea in senso proprio, bensì diploma prodromico di una laurea istituenda?

Caro Gentiloni, signor Presidente del Consiglio, nobile conte, un ministro che per accreditarsi cede alla vanità, autolesionistica, di millantare un equivoco titolo di studio, chi può escludere che nel corso del mandato governativo non ceda ad altre vanaglorie meno masochistiche, illudendosi ed illudendo gli amministrati nell’esercitare i poteri e nell’addossarsi le responsabilità del suo dicastero?

Onorevole Gentiloni, la domanda sorge spontanea: “Non poteva verificare chi si stava mettendo in casa? Nel dubbio e nella fretta, non poteva avvalersi della collaborazione del ministro, ritenuto indispensabile, in ambiti diversi da quello che si occupa dei titoli di studio?”. Ursula von der Leyen, ministra della difesa; Annette Schavan, ministra dell’istruzione; Karl-Theodor zu Guttenberg, ministro della difesa, rassegnarono le dimissioni in Germania per aver scopiazzato le tesi di laurea, che tuttavia restava vera e valida, e la cancelliera Angela Merkel subito le accettò. Perché lei neppure sollecita le dimissioni della sua ministra? Così dà più dell’impressione di essere guidato anziché guidare. Immagino che lei sia tentato di obiettarmi che pure un predecessore della sua ministra, un certo Benedetto Croce, ricoprì il ministero dell’Istruzione avendo conseguito solo la maturità classica. Sì, però non lo scrisse mai nel curriculum.

Soprattutto, lei appare addirittura eterodiretto dal suo stesso mentore laddove ha ingoiato la nomina di una fallimentare ministra a sottosegretaria di Palazzo Chigi. Quindi, non sono bastate né la disfatta nel referendum costituzionale né l’infedeltà alla promessa di dimettersi da ministra e da deputata a tenere fuori dalla presidenza e dal Consiglio dei ministri un esempio di fellonia politica. Chi comprerebbe da tale ministra un’auto usata o un’obbligazione bancaria? La credibilità del Governo viene inficiata da nomine così sorprendenti. Mistificare e ritrattare sono condotte tanto squalificanti quanto incompatibili con la carica di ministro. D’altro canto, se le ministre in questione sono state designate o imposte dall’uscente Renzi invece che prescelte dall’entrante Gentiloni, tutto è chiaro. Similis cum similibus!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02