Il Pd come Aleppo

giovedì 15 dicembre 2016


Non saranno sufficienti i toni sussurrati di Paolo Gentiloni a stemperare il clima di tensione che si è creato nel Paese dopo mille giorni di campagna referendaria condotta all’insegna dell’insulto e della delegittimazione tra i diversi contendenti. Il nuovo Presidente del Consiglio può anche passare dai sussurri ai silenzi, ma non riuscirà mai a realizzare quella cosiddetta pacificazione che viene considerata l’elemento indispensabile di ogni Paese normale.

Questa impossibilità dipende da due fattori. Il primo è che le opposizioni più radicali, cioè la Lega ed il Movimento Cinque Stelle, hanno deciso di spostare la loro azione dal Parlamento alle piazze e hanno la ferma intenzione di passare senza interruzione di sorta dalla campagna referendaria alla campagna elettorale. Il secondo, molto più importante, è che la pacificazione indispensabile per un Paese normale non potrà mai esserci fino a quando non verrà sciolto il nodo che ormai da anni stringe in una morsa l’intera situazione politica italiana. Questo nodo è formato dall’anomalia del Partito Democratico. Un’anomalia che non è più quella di essere una formazione politica segnata dalla presenza di forze difficilmente conciliabili come gli ex democristiani di sinistra e gli ex comunisti, ma è quella di avere al proprio interno una parte decisa ad imporre la concezione del partito leaderistico ed una parte che è pronta a compiere qualsiasi azione di lotta pur di impedire il trionfo del leaderismo a cui contrappone una sorta di assemblearismo identitario.

Volendo storicizzare questa anomalia si può rilevare come questa fase sia l’ultima di una crisi iniziata dopo la caduta del Muro di Berlino e passata attraverso una serie di tappe diverse, dal Pds ai Ds, dal Pd dell’Ulivo prodiano a quello di Matteo Renzi e della rivolta della vecchia guardia. Ma se non si vuole ripercorrere vent’anni di cronaca politica italiana si può semplificare la faccenda sintetizzando che l’anomalia è segnata dallo scontro tra Renzi ed i suoi nemici. E che si potrà risolvere solo quando questa partita si sarà chiusa definitivamente. Ma quando e come risolverla? Il quando è il prossimo congresso. Il come è la vittoria dell’uno o degli altri, senza possibilità di compromesso e con la sola certezza che chi perde non resta ma esce. Nel Pd, infatti, pietà l’è morta e non si fanno prigionieri. Come ad Aleppo! Il problema è che non siamo in Siria ma in Italia!


di Arturo Diaconale