La mistificazione dello zero virgola

Alle prese con la ridda di polemiche esplose a seguito di una Legge di bilancio eufemisticamente elettoralistica, Matteo Renzi, ospite di Lucia Annunziata, si è difeso propalando una colossale mistificazione.

In particolare, in merito ai continui rilievi mossi dalla Commissione europea, la quale sta per mandare al machiavello di Firenze una bella letterina di rischiamo, il nostro premier ha parlato di questioni risibili legate ad uno zero virgola. E proprio sulle riserve di Bruxelles registriamo il grottesco penultimatum del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il quale ha voluto mettere in guardia i vertici comunitari con un roboante “se ci dicono di no, l’Unione rischia l’inizio della fine”.

Evidentemente la tensione dentro l’Esecutivo dei miracoli è tale da spingere un personaggio ancora stimato a livello internazionale ad emulare, in quanto a bullitudine europea, il suo sempre più discusso presidente del Consiglio.

Resta comunque il fatto, per tornare allo spunto di questa breve riflessione, che di tutto si tratta fuorché di uno zero virgola. In realtà le critiche giunte dall’Europa e da chi, in Italia, ancora ama far di conto, si basano su aspetti fondamentalmente qualitativi della citata Legge di bilancio. Aspetti qualitativi che in alcuni punti salienti avevo già avuto l’opportunità di sollevare su queste pagine.

In soldoni, onde riassumere in poche righe la sostanza fondamentale del contendere, oltre alla evidente valenza elettoralistica della manovra renziana, tutta orientata a sospingere in alto il consenso in favore del referendum costituzionale del 4 dicembre, si contesta al Governo italiano un eccesso di entrate straordinarie e incerte nei gettiti reali - dunque non ripetibili - le quali, a fronte di una valanga di spese correnti, rendono piuttosto pericolante la tenuta nel medio periodo dei nostri conti pubblici.

Non si tratta, pertanto, di una questione di lana caprina, come la varie grancasse mediatiche al servizio di sua maestà Renzi vorrebbero darci a bere. Bensì ci troviamo di fronte a tutta una serie di critiche, in gran parte fondate, circa la scarsa qualità di una manovra che, ancora una volta sotto la guida dell’ex sindaco di Firenze, conduce il già disastrato bilancio italiano verso una direzione opposta rispetto a quella che le esigenze del Paese consiglierebbe di seguire. Ciò soprattutto in considerazione del preoccupante indebitamento complessivo del sistema. Anziché, dunque, perseguire una oculata politica finanziaria, tesa a contenere la in modo permanente le uscite, creando in tal modo i presupposti per una riduzione strutturale delle tasse, Renzi e Padoan stanno scientemente sabotando la stabilità futura dei nostri conti pubblici. Altro che zero virgola!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02