Il costo della campagna di Superman Matteo

Gli manca il Papa e poi Matteo Renzi avrà esibito il sostegno alla sua riforma costituzionale di tutti i “grandi” d’Italia e della Terra. Il Premier, che non dispera affatto di portare dalla sua anche Bergoglio, sta compiendo uno sforzo immane per riuscire a vincere il referendum con cui ha messo in palio il proprio futuro politico.

Questo forzo è innanzitutto fisico. Renzi sembra avere il dono dell’ubiquità come Sant’Antonio. Partecipa a tre o quattro manifestazioni al giorno nei posti più diversi, non solo d’Italia ma del mondo. E non mostra mai segni di stanchezza e cedimento, ma ostenta sempre una incredibile ed invidiabile vitalità. Ma questa eccezionale capacità fisica è solo una parte (e anche marginale) del suo impegno straordinario. Tra un evento e l’altro Renzi riesce a stabilire rapporti con potenti di ogni genere, dagli ambasciatori delle grandi nazioni ai leader delle nazioni stesse. Dialoga e fissa accordi con gli esponenti dei poteri forti, da Marchionne a Descalzi e Moretti fino a Campo Dall’Orto, Cairo e Confalonieri. Tratta e “compra”, con la sua azione di governo, il consenso dei corpi intermedi, dalla Confindustria alla Coldiretti fino alla Cisl ed alla Uil. Guida con mano dura ed inflessibile l’Esecutivo ed il partito non lasciando alcun margine di manovra personale a ministri e dirigenti. E, infine, bastona a più non posso chiunque gli si metta di traverso, evitando accuratamente di compiere qualsiasi tipo di mediazione capace di evitare i conflitti.

Diciamo la verità. Se Antonio Gramsci sosteneva che il moderno Principe era il partito, il Presidente del Consiglio sta dimostrando come il modello del Principe post-moderno e post-gramsciano sia in tutto simile a quello originario del modello dell’uomo forte rinascimentale.

Insomma, Renzi appare sempre di più come una sorta di attuale Cesarino Borgia. Che non riserva ai nemici lo stesso trattamento applicato a Vitellozzo Vitelli dal suo ispiratore perché non si usa più. Ma che se solo fosse possibile lo farebbe senza pensarci su due volte. Non c’è solo la diversità dei metodi a distinguere il modello del Principe rinascimentale da quello post-moderno. C’è anche un aspetto su cui stranamente nessuno pone l’accento. Cesarino aveva un padre ed una famiglia che finanziavano le sue imprese. Renzi non ha un patrimonio famigliare a cui attingere. E questo pone il dilemma di quanto costi la campagna referendaria portata avanti dal Superman Matteo e da dove escano i soldi necessari a finanziare viaggi, manifesti, manifestazioni e campagna promozionale. La cifra di cui si parla è di parecchi milioni di euro. Chi paga?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06