Il Cavaliere e l’unità del centrodestra

Sarà pure vero che Mediaset non sia schierata a favore del “No” alla riforma costituzionale e che la sua scelta di equidistanza si traduca in un sostegno indiretto al “Sì”. Il conflitto d’interessi si è sempre rivelato un danno per lo schieramento moderato e la vicenda del referendum costituisce l’ennesima conferma di questo dato di fatto. Ma se è vero che Mediaset sia governativa, è ancora più vero che il “No” ribadito di Silvio Berlusconi al referendum costituisce un elemento politico di importanza decisamente superiore a quella della scelta aziendale imposta dagli interessi commerciali.

La decisione del Cavaliere fornisce quel volto unitario al centrodestra che aveva perso durante l’ultima campagna elettorale amministrativa e ripropone sulla scena politica italiana un soggetto in grado di essere alternativo non solo allo schieramento governativo ma anche all’opposizione del Movimento Cinque Stelle.

Fino ad ora la campagna referendaria è stata caratterizzata da due scontri principali. Quello tra renziani ed antirenziani del Partito Democratico e della sinistra. E quello tra governativi e grillini. Il centrodestra è apparso ancora una volta diviso e frazionato. Ed a causa di questa incapacità di dare vita ad un fronte comune è risultato quasi ininfluente benché, per ammissione dello stesso Matteo Renzi, il suo peso sia destinato ad essere decisivo nella partita referendaria.

Il “No” di Berlusconi ricompone l’area moderata e rimette in campo il soggetto da cui dipende la sorte della riforma costituzionale sbagliata ed il futuro politico dell’attuale Presidente del Consiglio.

Naturalmente la presa di posizione del Cavaliere è solo il primo passo verso la ricomposizione definitiva dell’area moderata. Ad esso debbono seguire comportamenti adeguati e conseguenti da parte della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e di tutte le altre diverse componenti dell’ampio ed articolato schieramento del centrodestra. Ma il segnale che serviva per il ritorno all’unità politica attorno al “No” è arrivato. Ed ora ognuno deve fare la propria parte nella consapevolezza che divisi si è ininfluenti e marginali, ma uniti si è la prima forza politica del Paese.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06