La “neutralità” italiana non garantisce affatto

Il mondo è in guerra ma l’Italia sembra essere fuori da questo conflitto che sembra coinvolgere in primo luogo i due grandi Paesi dell’Europa continentale, Francia e Germania. Fino ad ora non ci sono stati attentati sul nostro territorio nazionale. Nostri connazionali sono morti a Parigi, a Nizza, a Dacca. Ma sono state vittime di un conflitto che sembra svolgersi fuori dei nostri confini e coinvolgere i nostri concittadini solo come vittime di effetti collaterali.

Qualcuno rileva che la tendenza nazionale ci porta ad entrare nelle guerre mondiali sempre dopo un anno di attesa. E, quindi, passato l’anno toccherà anche a noi essere coinvolti nella fornace del terrorismo diffuso ed incontrollabile. Ma questa è una battuta e non una spiegazione. Per cui è bene cercare di capire le ragioni per cui fino a questo momento il nostro Paese è riuscito a non subire la stessa sorte degli altri Paesi europei.

La prima spiegazione è che l’Italia, a differenza della Francia, non è impegnata nelle azioni militari in Siria contro il Califfato islamico. Il ché è sicuramente vero e ci esclude dal novero dei Paesi contro cui l’Isis esercita la propria rappresaglia.

La seconda spiegazione è che i servizi e le forze di polizia italiane sono sicuramente più esperte e più preparate di quelle francesi e tedesche perché hanno alle spalle l’esperienza maturata negli “anni di piombo” e possono contare su metodi e procedure sperimentate allora ed aggiornate oggi grazie alle nuove tecnologie.

La terza è che l’Italia non è ancora una società multietnica come quelle francesi e tedesche. L’afflusso di immigrati negli ultimi vent’anni è stato contenuto ed ha consentito una buona integrazione, sia per chi è venuto dai Paesi dell’Est che per quelli provenienti dalla fascia africana del Mediterraneo. Nelle nostre città non ci sono i ghetti all’interno dei quali crescono generazioni cariche di malessere e disagi e svolgono le funzioni di incubatori del terrorismo. I grandi flussi di immigrati sono recenti e, se gestiti in maniera accorta e controllata, possono non produrre i problemi di sicurezza presenti negli altri Paesi europei. Queste tre cause, che possono essere ricondotte alla sostanziale “neutralità” ed “immobilità” italiane, non sono una garanzia assoluta. Il rischio di attentati esiste e non può essere esorcizzato da nessuna forma di disimpegno.

Di qui la necessità di intensificare al massimo le azioni di prevenzione. Anche perché stiamo assistendo a quanto le azioni terroristiche riescano a mettere in crisi lo spirito unitario di Paesi come la Francia ed è facile prevedere quale disastro un grave attentato potrebbe determinare in un Paese dove lo spirito unitario è inesistente come il nostro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06