Le ragioni ed i torti di Papa Francesco

Papa Francesco ha ragione quando sostiene che la guerra in corso non è di religione. Ma il Pontefice ha torto quando afferma che questa guerra nasce da soldi, interessi e questioni di egemonia politica.

Respingere la tesi della guerra di religione è l’unica risposta razionale a quel fondamentalismo islamista che punta a realizzare l’obiettivo opposto. Cioè a coinvolgere la Chiesa in un conflitto per avere la possibilità di compattare sulle posizioni più radicali ed oltranziste l’intero mondo islamico all’insegna della Guerra Santa contro i crociati. Il Pontefice, quindi, non solo ha pienamente ragione ma fa benissimo a non cadere in una trappola da cui il mondo cristiano, una volta entrato, non riuscirebbe più ad uscire. Tanto più che non mancano all’interno della Chiesa componenti che sono molto tentate dalla prospettiva di infilarsi in un conflitto del genere non solo perché convinte che l’Islam moderato non esiste affatto e che a non reagire si rischia di perire, ma anche perché sicure che solo una prova di questo genere potrebbe far risvegliare il sentimento religioso e cristiano che in Europa e nell’Occidente appare in forte declino.

Ma Papa Francesco sbaglia quando banalizza il conflitto in corso indicandolo come il frutto di un tardo capitalismo vittima dello sterco del diavolo e dell’eredità perversa del colonialismo di marca ovviamente occidentale. Il suo errore non dipende da un qualche calcolo, ma dalla convinzione profonda che come ogni tipo di guerra anche quella in corso è la conseguenza delle disuguaglianze provocate nel pianeta dalle azioni e dagli interessi dei Paesi e dei popoli più ricchi ai danni di quelli più poveri ed indifesi.

La convinzione di Papa Francesco non nasce dalla teologia della liberazione e neppure da una sua inesistente conversione ad un comunismo ormai morto. Nasce dal proprio cristianesimo egualitario che può essere anche considerato, come le componenti progressiste della Chiesa pensano, l’unica risposta alla crisi della religione nel mondo occidentale ma che ha come risultato, del tutto paradossale, quello di passare dalla negazione della guerra di religione al riconoscimento della guerra di civiltà. Una guerra che vede contrapposta la civiltà arretrata e fondata sull’egualitarismo religioso che si fa stato come quella del mondo islamico, alla civiltà avanzata e basata sulle diseguaglianze che generano la libertà degli individui e la separazione tra Dio e Cesare che è quella occidentale.

Francesco non si riconosce nella civiltà delle diseguaglianze. Ed è un suo diritto. Ma è anche un bel guaio!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05