Lasciare il governo per spersonalizzare il referendum

Sarà pur vero che la coerenza debba essere considerata come la virtù degli imbecilli ma se Matteo Renzi ci ripensa e spiega al Paese che in caso di bocciatura del referendum sulla riforma costituzionale rimarrà a Palazzo Chigi a dispetto di quanto annunciato fino all’altro ieri, la figura del pirla non gliela toglie nessuno.

Le sterzate e le conversioni in politica sono all’ordine del giorno. Ma c’è modo e modo di farle. E se il Premier pensa di smentire se stesso per spersonalizzare il referendum ed impedire che in autunno si possa coagulare contro la sua persona lo stesso fronte del “no” che si è formato in occasione dei ballottaggi, compie un errore decisamente più grave di quello commesso personalizzando al massimo l’appuntamento autunnale.

Se lo facesse, Renzi perderebbe la sua caratteristica principale. Quella arrogante sicurezza, quella spocchiosa tracotanza con cui ha conquistato negli ultimi due anni il consenso degli italiani anelanti l’“uomo forte” a cui affidare la speranza di uscire dalla crisi. Un Renzi derenzizzato sarebbe un politico qualunque, privo di qualsiasi forma di carisma, buono al massimo ad ambire ad un posto di terza o quarta fila in un Partito Democratico nuovamente dominato dalla vecchia guardia ingrigita e sorpassata.

E chi affiderebbe oggi il proprio destino ad un soggetto del genere buono al massimo a tornare a guidare una delle province abolite?

Renzi, dunque, è condannato a rimanere se stesso. E sperare di inventare qualcosa nei prossimi mesi, da una qualche nuova mancia elettorale o qualche effetto speciale dalle conseguenze fortemente illusorie, in grado di fargli sperare di poter vincere la battaglia che lui stesso ha definito essere quella della sua vita.

Questa condanna non è un rischio solo per il Premier, che se perde si rottama da solo in maniera sicuramente irreparabile, ma è un rischio anche per il Paese. Perché nell’ansia di “peccare fortiter” il nostro uomo può compiere una serie di sciocchezze destinate a ritorcersi fatalmente sull’intera società italiana.

C’è un modo per evitare un pericolo del genere? La risposta è la fine del doppio incarico. Ma non nel senso voluto dagli antirenziani del Pd che chiedono al Presidente del Consiglio di abbandonare la carica di segretario del partito. Ma nel senso che aleggia all’interno della maggioranza e che prevede di costringere il segretario del Pd ad abbandonare la carica di Capo del governo per favorire la nascita di un nuovo esecutivo destinato a cambiare la legge elettorale e portare il Paese a nuove elezioni politiche.

Per spersonalizzare il referendum non c’è che questa strada. Ma chi avrà il coraggio di spianarla?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08