La mancia keynesiana   del Premier Renzi

Uscito dall’ultimo Consiglio dei ministri, in cui è stata confermata la “mancia” di 80 auro per 10 milioni di lavoratori dipendenti, il Premier Matteo Renzi ha postato il seguente tweet: “Per 15 milioni di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributivi scendono, la promessa diventa realtà”.

Ora, al di là delle molto loffie coperture messe a sostegno di questa evidentissima mossa elettoralistica, se ragioniamo in termini di sistema nulla di sostanziale è avvenuto, se non una sorta di partita di giro in salsa redistributiva. Tant’è vero che sul piano complessivo la pressione tributaria allargata, pur scendendo lievemente dal lato dell’Irpef per la citata platea di contribuenti, risulta praticamente inalterata, con l’aggravante di aver ulteriormente penalizzato il risparmio attraverso una nuova stretta sulla maggior parte degli investimenti finanziari e sul mattone.

D’altro canto, se non si ha il coraggio di tagliare con l’accetta la spesa pubblica, pagandone un immediato costo in termini di consenso, la politica delle partite di giro costituisce l’unica chance per chi pensa di governare raccontando favole. Sotto questo profilo ha prevalso nella filosofia dell’attuale Governo l’eterna illusione keynesiana di stimolare la domanda, immettendo una spruzzata di liquidità.

Tuttavia, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, un’economia soffocata da un costo complessivo della mano pubblica che oramai supera il 55% del reddito nazionale, non potrà mai ripartire in questo modo, poiché non ci troviamo di fronte solo ad un calo psicologico di fiducia. Il sistema nel suo complesso non riesce più a riequilibrarsi sul piano produttivo proprio a causa di un eccesso di Stato e di burocrazia, e a nulla possono servire le mancette pasquali del giovane timoniere fiorentino. Semmai sarebbe stato assai più utile concentrare le poche risorse a disposizione per abbattere i costi fiscali e contributivi sostenuti dalle imprese private, le uniche in grado di creare vera occupazione.

Ma dato che Renzi tiene molto ad essere popolare e, soprattutto, a non scontentare la sua molto statalista base di consenso, la mancia keynesiana era l’unica strada percorribile in vista delle prossime elezioni europee. Solo che, una volta incassato il piccolo premio delle urne, il problema colossale di uno Stato leviatano che continua ad ingoiare le migliori energie del Paese si ripresenterà sinistro e immutato. A quel punto cosa si inventerà il nostro Premier?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:26