Cavaliere rampante: <br/> primo miracolo

Un nuovo interrogativo è sceso sulla campagna elettorale per il Parlamento Europeo. Sarà in grado Silvio Berlusconi di ripetere l’ennesima rimonta della sua lunga storia di leader del centrodestra?

Fino a ieri l’unica domanda che gli osservatori dei media imbevuti di conformismo politicamente corretto si ponevano riguardava la sfida tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, dati entrambi per sicuri vincitori della competizione elettorale. Chi dei due sarebbe uscito dal voto più vincitore dell’altro? Renzi con un 35 per cento accreditato dai sondaggi destinato ad incoronarlo principe della scena politica nazionale? Oppure Grillo con il 25 per cento verso cui il Movimento Cinque Stelle sembrerebbe proiettato e consacrato come il solo e unico antagonista del Presidente del Consiglio trionfante, ma destinato a non poterlo mai sostituire alla guida del governo?

Per gli osservatori politicamente corretti, in sostanza, il voto del 25 maggio avrebbe comunque segnato l’avvento di un nuovo bipolarismo, quello formato da Renzi campione della politica e da Grillo campione dell’antipolitica.

Dopo la conferenza stampa di presentazione delle liste di Forza Italia da parte di Silvio Berlusconi queste certezze hanno incominciato a vacillare. Perché, dopo aver registrato che il colpo giudiziario non solo non ha eliminato il leader del centrodestra ma gli ha addirittura offerto la possibilità di sfruttare propagandisticamente i suoi servizi sociali, gli osservatori hanno dovuto prendere atto che il Cavaliere non è affatto in disarmo e afflitto da una sorte di paralizzante depressione, ma è più vispo e combattivo che mai. E non solo ha tutte le intenzioni ma anche tutte le possibilità di giocare la propria partita per ribadire che l’unico bipolarismo possibile non è quello tra la politica di sinistra e l’antipolitica dell’ultrasinistra, ma è quello democraticamente e storicamente corretto tra il centrodestra e il centrosinistra.

La constatazione che Berlusconi non è l’ombra di se stesso ma un personaggio ancora capace di fare ombra ad altri, ha scatenato la corsa alle previsioni numeriche. Quanti punti potrà recuperare il Cavaliere rampante partendo dalla base del 20 per cento che gli viene accreditata? La domanda è ingenua ma anche inutile. Perché la confermata vitalità di Berlusconi può anche tradursi nel recupero di qualche punto sulle previsioni elettorali, ma ha un valore politico infinitamente superiore. Dimostra, in maniera inequivocabile e al di là di ogni possibile risultato, che il maggiore partito del centrodestra continua a conservare intatta la forza che gli consente di rimanere il solo punto di aggregazione della propria area di riferimento. E questo, sempre al di là dei numeri, fa saltare comunque lo schema del bipolarismo tra sinistra tradizionale e sinistra grillina e ripropone con forza lo schema del bipolarismo tradizionale tra centrodestra e centrosinistra con le forze dell’antisistema autoescluse dal meccanismo dell’alternanza democratica.

Berlusconi, in sostanza, dimostrando ancora una volta la propria capacità combattiva, ha già fatto un primo miracolo. Ha dimostrato che la partita non è a due, con Renzi destinato a dominare la scena e Grillo paralizzato dalla conventio ad excludendum della sua posizione antisistema, ma è a tre. E così facendo ha reso evidente agli elettori moderati che se non vogliono essere esclusi dalla scena politica non debbono fare altro che sostenere il solo partito in grado di riaggregare il centrodestra rendendolo alternativo alla sinistra renziana.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 16:34