Rinvii e partite di giro: il pareggio del nulla

A spizzichi e bocconi, come si suol dire, stanno emergendo le colossali difficoltà finanziarie che si frappongono tra Matteo Renzi e le sue promesse. Difficoltà quasi insormontabili, che il nostro giovane Presidente del Consiglio sembra voler superare usando ogni possibile stratagemma.

L’ultimo in ordine di tempo, ufficialmente per pagare 13 miliardi di debiti della Pubblica amministrazione (ricordiamo che il Premier, appena insediato, aveva promesso l’immediato sblocco dell’intera, colossale somma, che secondo alcune stime supera i 100 miliardi di euro), è quello di posticipare il pareggio di bilancio di un anno: dal 2015 a 2016. Ciò, occorre sottolineare in premessa, seguendo la falsariga di una tipica e molto vecchia metodologia politica la quale, onde occultare l’eccesso di spesa pubblica, ha sempre fatto ricorso ai trucchi contabili, nascondendo sotto il classico tappeto la cenere di un sistema fortemente squilibrato.

Tant’è che l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, chiamò “finanza creativa” codesto metodo, da quest’ultimo utilizzato a piene mani, da illusionisti contabili. Ora, pur comprendendo l’ansia elettorale di Matteo Renzi che lo spinge a raschiare il fondo del barile – le elezioni europee sono alle porte ed il leader fiorentino cerca in tutti i modi di capitalizzare la sua rapida ascesa nella stanza dei bottoni – spero però che egli sia consapevole dell’estrema pericolosità di una siffatta linea politica. Una linea politica la quale, pur tendendo in sostanza a dare una speranza al Paese, sembra voler affrontare i grandi nodi sistemici italiani con i soliti pannicelli caldi dei rinvii e delle partite di giro, come per l’appunto dimostra l’oscura vicenda del citato pareggio di bilancio.

D’altro canto, non volendo per ragioni di consenso – la base del suo partito chiede la cosa opposta – ridurre il peso di uno Stato assistenziale e burocratico, il buon Matteo non trova altra strada che quella di spostare l’ordine dei fattori, riuscendo addirittura a far aumentare il prodotto finale. Infatti, a occhio si ha l’impressione che il dilagante cambiamento impresso da Renzi determinerà, in prospettiva, ulteriori squilibri finanziari e nuovi record nell’indebitamento pubblico. A quel punto chi vorrà ostinarsi a credere nelle favole e nelle speranze di questo ennesimo incantatore di serpenti, rischierà sul serio di morire disperato.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:23