Salvare la Giustizia<br/>Salvare la Democrazia

Il cuore della libertà è la democrazia. Il cuore della democrazia è la giustizia. Il cuore delle dittature, di sinistra e di destra, è l’ingiustizia. Nessuno può avere dubbi. Libertà, giustizia, democrazia. Sono i principi fondamentali della convivenza umana. Ma è la giustizia, di fatto, che garantisce l’equità e la libertà. È la giustizia che tutela i diritti dei cittadini e che consente l’esercizio di una democrazia compiuta. È attraverso la giustizia che vengono regolati i contrasti individuali e collettivi. È attraverso la giustizia che vengono comminate le pene contro chi ha violato la legalità e compiuto atti criminali. È la giustizia l’ultimo baluardo cui si rivolge il popolo in difesa dei propri diritti.

E i principi della giustizia sono l’imparzialità, l’uguaglianza, la ricerca obiettiva della verità, la salvaguardia dei più deboli, la difesa dei diritti della persona, l’applicazione corretta dei codici, il disinteresse individuale, la capacità di correggere gli errori, l’equilibrio, l’indipendenza da qualunque potere e da qualunque interesse, la chiarezza, la trasparenza e l’equità delle leggi. Nel momento in cui uno Stato tradisce questi principi, la democrazia e la libertà vengono messe in pericolo. Un sistema democratico che non è più in grado di applicare le leggi in modo imparziale, garantista e immediato, rischia di scivolare verso il dominio di oligarchie, di caste privilegiate e, peggio ancora, nell’anarchia o nella dittatura.

Che in Italia il sistema democratico viva una crisi pericolosa è oramai evidente. L’attuale democrazia rappresentativa, incapace di trasformarsi in partecipativa, non sembra più in grado di risolvere i drammatici problemi politici, economici e sociali che stanno scuotendo dalle basi i pilastri sui quali si fonda l’ordine di una società organizzata e moderna. Il declino e la corruzione della politica, dopo la morte, o meglio, dopo il sonno delle ideologie, hanno provocato una valanga che sta seppellendo traumaticamente la struttura statale e amministrativa. I continui scontri tra le Istituzioni, la crescita esponenziale e inarrestabile del debito pubblico, la paralisi burocratica, i tempi inaccettabili del sistema giudiziario, le violazioni dei diritti della difesa e l’enorme numero di ingiustizie fiscali stanno rendendo ingovernabile l’Italia, anche a giudizio dei nostri interlocutori internazionali.

È sempre più evidente che la protesta popolare, se non verranno trovate risposte concrete contro disoccupazione, povertà e vessazione fiscale, si tramuterà in violenze e ribellioni incontrollabili. Sembra che la classe politica non si renda conto della crescente esasperazione delle categorie in difficoltà e della rabbia degli italiani, malgrado segnali sempre più preoccupanti e pericolosi arrivino da regioni come il Veneto, la Sicilia, il Piemonte, la Campania, dalle grandi periferie, dai disoccupati, dai centri sociali. L’inefficienza e l’arroganza della politica e della burocrazia, la catena degli inaccettabili privilegi delle caste e il dilagare della corruzione rendono ancora più determinante il ruolo del sistema giudiziario e più difficile il compito dei magistrati, provocando un inevitabile moltiplicarsi dei casi di cosiddetta “malagiustizia”. Per queste ragioni la Magistratura rischia di diventare uno degli obiettivi del malessere sociale e di essere indicata, da una parte della classe politica, come una delle Istituzioni responsabili della paralisi del Paese. Non è così.

La stragrande maggioranza dei magistrati opera con coscienza e competenza, in condizioni ambientali pessime, spesso a rischio della vita, lavorando con mezzi insufficienti, sommersa da milioni di cause arretrate e con strutture obsolete. Deve districarsi nell’interpretare e nell’applicare oltre 130mila leggi (la Francia ne ha circa 7mila, l’Inghilterra 3mila e la Germania 5.500), emanate in modo spesso contraddittorio e confuso. Purtroppo la politicizzazione e il protagonismo di alcuni provoca danni gravissimi, viola i diritti fondamentali dell’uomo, altera i risultati della volontà popolare, produce una catena inaccettabile di casi di malagiustizia sanzionati anche dall’Unione Europea e ci pone agli ultimi posti, nel mondo, per la qualità del sistema giudiziario.

Tuttavia la quasi totalità dei nostri magistrati è di altissimo livello morale e professionale ed è indispensabile protagonista nell’opera di cambiamento. Per questo è necessario che la società civile, il mondo della cultura, le categorie professionali trovino unità e si mobilitino per una grande riforma della Giustizia e dello Stato, cercando la collaborazione, il contributo e la partecipazione dell’intera Magistratura, evitando accuse e ritorsioni. È in gioco la salvezza della democrazia e della giustizia. È in gioco lo stato di diritto e la difesa dei diritti umani. È in gioco la salvezza del nostro Paese e il futuro delle generazioni che verranno dopo di noi. Stiamo vivendo una crisi tanto grave da provocare danni simili a quelli di una guerra. È giunto il momento di abbattere gli steccati ideologici e le barriere culturali.

È giunto il momento di superare le divisioni interne e gli interessi particolari. Tutte le migliori intelligenze, in un atto necessario di responsabilità e di altruismo, devono mettere le loro capacità e le loro risorse al servizio del bene comune. Ed è con questo spirito e per questo scopo che stiamo affrontando il problema della giustizia e della democrazia in Italia e abbiamo creato il Tribunale Dreyfus. Non possiamo più attendere l’uomo o la lobby della provvidenza. Se per una volta ci sentiremo uguali, “nessuno di più e nessuno di meno”, responsabili del nostro destino e delle nostre scelte, uniti a difesa della nostra comunità, orgogliosi della nostra storia, coscienti del nostro immenso patrimonio di cultura e di creatività e delle grandi capacità di produrre benessere, saremo in grado di risolvere rapidamente la drammatica crisi che viviamo.

Sta a noi, cittadini italiani, senza distinzioni di ruolo, di censo e di partito, dare le risposte concrete ai problemi della nostra nazione. Sta a noi lottare per costruire il futuro dei nostri figli, difendere le libertà democratiche, ritornare ad essere la patria del diritto e riconsegnare al popolo la sua sovranità. Senza “se” e senza “ma”. Senza odio e senza paura.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 16:44