Agenzia delle Entrate: la questione dei pignoramenti

lunedì 30 ottobre 2023


La notizia ci aveva lasciati interdetti perché speravamo, e speriamo tuttora, che, con il Governo di centrodestra, il rapporto tra il fisco e i contribuenti fosse improntato non più sulla continua vessazione da parte dell’Ente di riscossione delle imposte ma nella reciproca collaborazione e buona fede. Invece, tra le pieghe della Manovra relativa alla Legge di stabilità per il 2024, è emerso che l’Agenzia delle Entrate dal primo gennaio del 2024 avrebbe potuto operare pignoramenti più veloci sui conti correnti dei contribuenti. Per fortuna, la notizia è stata subito smentita dalla premier Giorgia Meloni. Ma cerchiamo di capire perché la smentita della presidente del Consiglio, a nostro avviso, sia stata importante e giusta. La ratio della norma, che anticipa l’attuazione della Legge delega di riforma fiscale, ha l’obiettivo di migliorare i risultati della riscossione delle imposte evase.

In realtà, già da tempo l’Agenzia delle riscossioni può procedere al pignoramento di crediti presso terzi, al pignoramento ed espropriazione di beni mobili e immobili, al pignoramento del conto corrente ma tali procedure non sono immediate e sempre attuabili. Per esempio, non può essere pignorato l’unico immobile di proprietà del debitore o quello dove lui risiede, se il debito non pagato è inferiore a 120mila euro (può essere invece iscritta ipoteca). Per quanto riguarda i pignoramenti dei conti correnti, l’Agenzia oggi può accedere solo all’elenco dei conti correnti del debitore e può procedere al pignoramento senza avere la certezza che il conto corrente sia capiente. Con la nuova norma in bozza l’Agente della riscossione avrebbe potuto accedere telematicamente alle informazioni relative alle disponibilità giacenti sui conti correnti e inviare subito, all’istituto di credito, l’ordine di pagamento, informando il debitore entro trenta giorni.

Ora è evidente l’effetto devastante che un pignoramento dei conti correnti può determinare per l’impresa: oltre al discredito verso le banche, le aziende avranno difficoltà a pagare i propri dipendenti o i fornitori e saranno costrette a bloccare di fatto la propria attività. Spesso poi il carico fiscale del contribuente è oggetto di contestazione o di richiesta di rateizzazione e per l’impresa riuscire a colloquiare con l’Agenzia è sempre più difficile. Gli appuntamenti possono essere presi solo telematicamente e i tempi di attesa, nella città di Roma, non sono mai inferiori a trenta giorni. Ad esempio, di recente l’Agenzia delle Entrate ha inviato comunicazioni a migliaia di imprese per presunte mancate emissioni di scontrini fiscali, nonostante i pagamenti siano stati effettuati a mezzo strumenti elettronici di pagamento (carte di credito e bancomat). Gli studi di assistenza fiscale degli imprenditori sono impazziti per cercare di comprendere come l’Agenzia delle Entrate avesse riscontrato tale anomalia, considerando che i misuratori fiscali sono collegati telematicamente con l’Agenzia delle Entrate e l’incasso dei Pos sia accreditato direttamente sul conto corrente del commerciante.

Ebbene, a totale rettifica, il contribuente ha ricevuto la seguente missiva via mail da parte dell’Agenzia delle Entrate: “Gentile contribuente, le scriviamo con riguardo alla comunicazione datata 3 ottobre 2023, con cui le segnalavamo un possibile scostamento tra gli importi certificati da fatture e corrispettivi e i pagamenti elettronici da lei ricevuti nel 2022. Poiché in fase di invio dei dati alcuni operatori finanziari hanno commesso degli errori che potrebbero giustificare le anomalie segnalate, le chiediamo di non tenere conto della comunicazione e ci scusiamo per il disagio”.

Ecco perché riteniamo giusto il dietrofront della presidente del Consiglio: in linea di principio, è giusto rendere efficace l’azione di riscossione dei crediti dovuti ma occorre prima rendere più collaborativo il rapporto tra imprese e Amministrazione finanziaria, per evitare che pignoramenti troppo sbrigativi e spesso basati su pretese infondate, e palesemente errate, possano ledere o addirittura distruggere l’operatività delle nostre aziende.


di Marco Salvati e Mariano Totaro