Alcune proposte di revisione delle spese fiscali per un fisco equo ed efficace

In Italia esistono 592 voci di spese fiscali. Sono davvero tutte necessarie?

Quali criteri seguire per razionalizzare le spese fiscali? Lo Special Report “Per un fisco equo ed efficace. Proposte di revisione delle spese fiscali”, redatto da Alessia Sbroiavacca, Dario Stevanato e Carlo Stagnaro fornisce un inquadramento teorico e alcune proposte operative al fine di avviare un programma di riforma del sistema tributario. Scrivono gli autori: “Se alcune deroghe o deviazioni dalla struttura del tributo rispondono in fondo a reali esigenze (si pensi alla concorrenza fiscale internazionale sui capitali finanziari), altre appaiono concessioni di tipo “elettorale” a singole categorie, che riguardano non soltanto il trattamento privilegiato accordato a determinati redditi ma altresì il variegato arcipelago delle tax expenditures in senso stretto (cioè le riduzioni di imposta connesse al sostenimento di determinate spese di consumo o di investimento), che vengono, di volta in volta, additate, in modo schizofrenico, come da sfoltire o, al contrario, da ampliare in nome del contrasto di interessi e della lotta all’evasione”.

Delle oltre 700 spese fiscali censite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, lo studio Ibl ne prende in considerazione 11, che complessivamente determinano effetti finanziari stimabili in 21,4 miliardi di euro nel 2022. Tali misure afferiscono ai piani Impresa 4.0 e Transizione 4.0; ai bonus per l’acquisto e la ristrutturazione della casa; al regime forfettario; e al trattamento fiscale dei carburanti. Ciascuna di queste misure viene analizzata e, a seconda dei casi, se ne propone l’eliminazione o la revisione, in modo tale da preservarne (ove necessario) gli obiettivi riducendo al tempo stesso le possibili conseguenze distorsive.

In conclusione, scrivono Sbroiavacca, Stevanato e Stagnaro, “nel passato, il ricorso alle spese fiscali è stato tanto copioso per una serie di ragioni facilmente comprensibili, che vanno al di là dell’ovvio sostegno che i beneficiari hanno offerto a tali misure. Le spese fiscali hanno il duplice vantaggio (dal punto di vista politico) di poter essere introdotte come misure temporanee (sebbene, come nel caso dei vari bonus edilizi o dei regimi forfetari, non di rado siano poi prorogate di anno in anno o rese strutturali). Inoltre, esse consentono di mantenere le promesse elettorali offrendo qualche beneficio alle constituency che hanno ispirato specifici provvedimenti. Alla fine, però, esse si rivelano, in ultima analisi, un succedaneo di una riforma complessiva del sistema tributario (quale, per esempio, l’ipotesi di flat tax elaborata dall’Istituto Bruno Leoni). Se le tax expenditures sono un ostacolo alla riforma del fisco, esse non sono parte della soluzione né sono una scorciatoia, come nel corso delle ultime legislature molti sono sembrati ritenere. Sono al contrario parte del problema. Partire da una revisione sostanziale, e non solo chirurgica, delle maggiori spese fiscali è una premessa inevitabile di qualunque percorso di riforma”.

Aggiornato il 22 dicembre 2022 alle ore 09:28