La Regione Lazio e il Pil del Paese

Evitiamo di gestirla come una realtà marginale, annunciando opere che non sono mai partite e mai partiranno

Forse sarebbe utile dare vita a una attività h24 per 90 giorni, in grado di leggere in modo capillare lo stato dei progetti e la reale tempistica per diventare “opera infrastrutturale compiuta”. Do vita a un simile approccio, portando come primo esempio le opere nella Regione Lazio. Riporto un quadro sintetico (vedi qui) con i progetti e la possibilità che gli stessi si realizzino in tempi coerenti con le scadenze comunitarie e con le reali coperture finanziarie.

Appare evidente che, di questo elenco di opere che conosciamo da due anni e mezzo, sei interventi non hanno nessuna possibilità di rispettare le scadenze imposte dalla Unione europea. La cosa grave è che per alcune di esse si tratta di interventi inseriti nei vari Contratti di programma delle Ferrovie e dell’Anas da almeno dieci anni. Inoltre, le opere che non hanno alcuna speranza di rimanere nel quadro del Pnrr sono quelle che non consentono, a coloro che sono stati al Governo della Regione e si candideranno alle prossime elezioni regionali, di indicarle come possibili obiettivi, perché invocandole denuncerebbero la loro incapacità a far partire queste opere. E, ancora peggio, a bloccarle per sempre, come nel caso dell’asse autostradale che collega l’autostrada tirrenica con l’A1. Tra l’altro, quest’ultima opera non è inserita nel Pnrr e non più supportata da risorse. Sono opere essenziali per l’efficienza funzionale dell’intera offerta trasportistica della Regione Lazio.

La Regione Lazio partecipa nella formazione del Prodotto interno lordo del Paese per oltre l’11 per cento e al suo interno c’è anche la Capitale d’Italia, che è supportata da una legge costituzionale che le consentirebbe di legiferare autonomamente. Tutto ciò per anni è stato completamente sottovalutato e si è gestito, ripeto, questo polmone chiave per la crescita del Paese come una realtà marginale, annunciando opere che non sono mai partite e mai partiranno. Così, nascono spontanei tre interrogativi:

perché non si è capito che il progetto iniziale approvato dal Cipe nel 2013 collegava l’Autostrada tirrenica alla Pontina e attraverso la tratta Cisterna-Valmontone si inseriva sull’asse autostradale A1. In tal modo, si evitava – soprattutto – che il flusso di traffico pesante utilizzasse il Grande Raccordo Anulare. In realtà, questo intervento avrebbe alleggerito per oltre il 30 per cento il volume di traffico sul Raccordo anulare;

perché non ci si è resi conto che l’asse ferroviario Roma-Pescara era solo un titolo utile, forse per risolvere alcuni nodi stazione e alcune interferenze della rete ferroviaria con l’impianto urbano di Pescara e che, quindi, non aveva senso inserire in uno strumento programmatico come il Pnrr che, oltre a imporre una scadenza temporale precisa, richiedeva una evidente organicità della intera proposta. Ed è sicuramente non organica una proposta il cui importo globale è di circa 6,2 miliardi di euro e la cui copertura è di soli 620 milioni di euro (vedi qui).

perché si è inserito un lotto dell’asse ferroviario Orte-Falconara, disattendendo in tal modo anche in questo caso il vincolo comunitario della organicità delle proposte e per quale motivo si è chiesto – e ottenuto – la copertura nel Pnrr di un lotto dell’importo di 509 milioni di euro, di un intervento il cui costo globale supera abbondantemente l’importo di un miliardo di euro, di un lotto di cui si dispone di un progetto di fattibilità difficilmente realizzabile nel rispetto delle scadenze temporali dello stesso Pnrr (vedi la tabella).

Questi interrogativi e queste anomalie, sono sicuro, troveranno subito una risposta nel lavoro capillare che il ministro Raffaele Fitto sta effettuando in questa fase di verifica dell’intero Pnrr. E penso che un simile tagliando porterà, obbligatoriamente, a una nuova riarticolazione delle proposte. In fondo, scopriamo che dall’istituzione del Pnrr, cioè in due anni e mezzo, abbiamo solo rafforzato le caratteristiche dei titoli e abbiamo cercato di vestire, solo programmaticamente e mediaticamente, le varie opere. Cioè, abbiamo solo pensato di rispettare i vincoli imposti dall’Unione europea per ottenere le prime due tranche di anticipo delle risorse del Pnrr. Ma, come riportato in una mia nota di pochi giorni fa, non abbiamo fatto ripartire la macchina.

Insisto: sconsiglio di utilizzare questi annunci per aggregare il consenso durante le prossime elezioni regionali. Il 2026 è domani. Il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle che per oltre cinque anni hanno governato la Capitale e la Regione, rischierebbero di confermare, ancora una volta, la loro evidente e tragica incapacità di governare.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 19 dicembre 2022 alle ore 09:33