La Fed alza i tassi di mezzo punto percentuale

La Federal Reserve alza nuovamente i tassi dello 0,5 per cento. Una mossa che prende atto della frenata dell’inflazione (7,1 per cento a novembre) e del rallentamento dell’economia, ma non prelude a uno stop: il ritmo dei rialzi “resterà appropriato”. Stesso scenario per la Bce, con le Borse deboli e i Btp che tornano sotto tensione: il differenziale è tornato a superare 194 col rendimento a un passo dalla soglia di guardia (4 per cento) per i rilievi della Ue su alcuni aspetti della legge di bilancio, dal tetto al contante alla sanatoria ai limiti ai pagamenti elettronici, alcuni dei quali parte integrante del Pnrr che i mercati vedono come cruciale per l’Italia. E pesa l’appuntamento con la Bce che si appresta ad annunciare la ‘tabella di marcia’ sul quantitative tightening (Qt), il processo con cui inizierà a disfarsi già nel 2023 dei 5mila miliardi di euro di bond comprati negli ultimi otto anni.

La casa d’investimenti Pictet ipotizza 300 miliardi in meno rispetto al 2022, prefigurando l’uscita di un compratore di peso in un anno in cui la Germania farà emissioni record (539 miliardi la stima) e anche l’Italia ha scadenze ragguardevoli. E’ il percorso già intrapreso dalla Fed, che ha alzato il tasso sui Fed Funds, come nelle attese degli operatori, di 50 punti base passando dalla “forchetta” 3,75 per cento-4 per cento a 4,25 per cento-4,5 per cento e preannunciato che – magari con una pausa invernale – alzerà ancora i tassi. La Fed intende “mantenere la posizione di politica monetaria restrittiva per un certo periodo di tempo”, ha detto il governatore Jay Powell, gelando le attese di chi si aspettava un taglio nel 2023. La delusione ha pesato su Wall Street che ha virato al ribasso col Dow Jones che ha perso oltre 300 punti. I governatori della banca centrale statunitense hanno indicato un tasso sui Fed Funds al 5,25 per cento nel 2024, anche oltre le aspettative degli economisti, e Powell ha preannunciato che non si può abbassare la guardia sull’inflazione, dove permangono rischi al rialzo.

Un atterraggio morbido dell’economia statunitense, con una stima di crescita dello 0,5 per cento che fa escludere una recessione dura. Grazie all’impatto meno drammatico del previsto della guerra in Ucraina e alle tensioni inflazionistiche in allentamento sia sulle materie prime che nei colli di bottiglia commerciali. Uno scenario simile aspetta la Bce, i cui governatori si riuniscono in queste ore, quando la presidente Christine Lagarde annuncerà la decisione. Quella che doveva essere una maxi-recessione da shock energetico europeo, in realtà potrebbe concludersi con un rallentamento economico meno drammatico. Dei due Paesi più esposti al ricatto di Putin sul gas, Italia e Germania, la prima ha dato segnali di ‘resilienza’ che hanno indotto l’agenzia di rating Fitch a rivedere ad appena -0,1 per cento una stima sul Pil 2023 che prima era a -0,7 per cento. L’istituto Ifo ridimensiona poi il disastro a un -0,1 per cento anche per la Germania, da -0,3 per cento. Numeri che fotografano una “mini-recessione” fra inverno e primavera, appena due trimestri, e poi un recupero. In teoria sarebbe un “assist” ai “falchi” nel Consiglio Bce che premono per una terza stretta consecutiva da 75 punti base.

Ma l’inflazione rallentata al 10 per cento a novembre dopo il record di 10,6 per cento a ottobre consente prudenza: probabile un rialzo identico da quello della Fed, da mezzo punto, che porterebbe il tasso principale al 2,50 per cento. In fondo Francoforte, inasprendo le condizioni dei maxi-prestiti Tltro, ha già ritirato quasi 800 miliardi di liquidità e ai falchi è offerta la contropartita del Qt. Qualcuno, come il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, chiede alla Bce di fermarsi: “C’è un movimento di pensiero che dice: adesso un attimo, fermiamoci e pensiamo alla crescita del Paese”.

Aggiornato il 15 dicembre 2022 alle ore 11:27