Spread in rialzo a 231 punti dopo la Bce

venerdì 9 settembre 2022


Ieri si era registrata l’attesa mossa della Banca centrale europea. Con il prevedibile ritocco di 0,75 punti. L’effetto di oggi è stato un rialzo a 231 punti dello spread tra Btp e Bund, rispetto ai 224 punti della chiusura di ieri. Sale anche il rendimento del decennale italiano che si attesta al 4,07 per cento, con un aumento di 11 punti base rispetto alla chiusura di ieri. L’euro torna sopra la parità rispetto al dollaro: la moneta unica europea è scambiata a 1,0066, con un aumento dello 0,69 per cento. Rispetto allo yen l’euro passa di mano a 143,8500 con un calo dello 0,16 per cento.

Il tasso principale sale a 1,25 per cento, il tasso sui depositi a 0,75 per cento e il tasso sui prestiti marginali a 1,5 per cento. Lo ha comunicato la Bce dopo la riunione del Consiglio direttivo. “Questo passo significativo – ha annunciato – anticipa la transizione da un livello prevalentemente accomodante di politica monetaria verso livelli che assicureranno un ritorno puntuale dell’inflazione al target del 2 per cento. In base alla valutazione attuale, nei prossimi incontri il consiglio direttivo si aspetta di alzare ancora i tassi per smorzare la domanda e proteggere dal rischio di una persistente revisione al rialzo delle aspettative dell’inflazione”. La Bce ha infatti rivisto “significativamente al rialzo” le stime sull’inflazione che ora si attende all’8,1 per cento in 2022, 5,5 per cento nel 2023 e 2,3 per cento in 2024. Si legge nel comunicato della Bce al termine della riunione.

L’economia crescerà del 3,1 per cento nel 2022, dello 0,9 per cento nel 2023 e dell’1,9 per cento nel 2024. “I prezzi molto elevati dell’energia stanno riducendo il potere d’acquisto dei redditi delle persone e, sebbene le strozzature dell’offerta si stiano attenuando, continuano a limitare l’attività economica”. Inoltre, la guerra “pesa sulla fiducia di imprese e dei consumatori”.

“Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del suo mandato per garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Il Tpi, lo scudo anti-spread, è disponibile per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate che rappresentano una seria minaccia per la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di adempiere più efficacemente al proprio mandato di preservare la stabilità dei prezzi”.


di Redazione