Italiani affranti e nel panico

martedì 5 luglio 2022


Vittime della guerra dai mercati

Gli italiani sono formichine laboriose, risparmiatrici e timorose del potere. Negli ultimi tempi assillati da due preoccupazioni, ovvero che possa sparire totalmente il contante sotto forma di carta moneta e che l’inflazione azzeri il gruzzoletto. Va subito chiarito che sia la vita del contante che lo strumento inflattivo sono leve economiche totalmente nelle mani delle multinazionali occidentali e di chi governa Wall Street e Federal Reserve. La gestione Biden ha dato mano libera ai gruppi finanziari che giocano con moneta elettronica e inflazione, quindi chiunque nutra preoccupazioni su estinzione di contante e risparmi dovrebbe rivalutare le linee di politica economica che Donald Trump cercava d’imporre a Wall Street e Federal Reserve, e anche al satellite Unione europea.

Ma togliamoci di testa il primo cruccio, perché la carta moneta e il conio (aureo e in argento) non possono sparire, perché gli Stati Uniti e le multinazionali utilizzano valigie di dollari non tracciabili per pagare le operazioni strategiche nel pianeta. Due esempi sono sotto gli occhi di tutti: le valige di dollari che Hunter Biden trasportava in Ucraina per pagare i servigi del Battaglione Azov e la corruzione delle multinazionali statunitensi, poi il contante che multinazionali e servizi segreti usano per mantenere in vita il sistema della droga in America Latina e Afganistan. Per confortare questi ultimi due esempi vale la pena aggiungere che gli arruolati negli eserciti paramilitari del narcotraffico (in divisa mimetica e ben armati) vengono pagati in dollari, moneta contante utile a mantenere in vita strutture di tensione sociale in America Latina, dal Brasile alla Colombia fino al confine messicano degli Usa.

A corollario: riflettete su come verrebbero mantenuti in vita i circa tremila eserciti paramilitari, rivoluzionari e mercenari che operano in tutta l’Africa? Certamente non con moneta elettronica tracciabile: solo e esclusivamente dollari, euro e oro, onde evitare venga dimostrato il collegamento con multinazionali e intelligence di stati e agenzie varie. Periodicamente i governi brasiliani, colombiani e messicani si ricordano di dichiarare guerra al narcotraffico, inviano nelle favelas polizia ed eserciti regolari e aprono il fuoco sulla popolazione (esempio la strage della “Collina delle Scimmie” a Rio de Janeiro) ma ben si guardano dal dichiarare guerra agli eserciti del narcotraffico, in osmosi con i militari regolari. Basta stampare un po’ di dollari (di euro, franchi coloniali e vecchi marchi) per tenere tutto sotto controllo, e alla faccia dell’utopia che parla di moneta unica elettronica mondiale tracciabile e reddito di cittadinanza universale per la “povertà sostenibile”.

Ergo, cari italiani tenetevi ben nascosto il malloppo in euro o dollari perché avrà sempre un valore, l’importante è non rivelare il nascondiglio. Il motivo di questa politica fiscale terroristica sul risparmiatore è solo utile a indurre il gregge dei contribuenti perché dismetta il danaro in casa, sotto il mattone: rientra nel progetto di controllo bancario e fiscale dei cittadini. E ora passiamo all’attuale inflazione, che non poggia su fenomeni economici come asperità nei mercati di materie e approvvigionamenti alimentari, bensì è solo frutto di alchimie finanziarie. Il bandolo della matassa è in mano a multinazionali e Wall Street, che tengono sotto scacco governi e banche centrali occidentali. Obiettivo? Accaparrarsi grandi gruppi privati e ulteriori patrimoni immobiliari, quindi concentrare la ricchezza mondiale nelle mani di chi muove la politica di borsa e multinazionali.

Ecco perché le politiche europee e statunitensi non riescono (o non possono) tenere sotto controllo l’inflazione: con la globalizzazione la leva inflattiva è nelle mani dei ricchi della terra e non più degli stati sovrani. È evidente sia in atto anche uno scontro (una guerra) tra gruppi finanziari occidentali e poteri economici cinesi e russi: la guerra in Ucraina ha alla base queste motivazioni, nella strategia rientra anche l’interruzione delle catene di approvvigionamento dei prodotti cinesi. Di fatto i gruppi finanziari occidentali hanno varato un cambio di strategia per rastrellare ricchezza, passando dalla deflazione in Usa e Ue alla turbo-inflazione: quindi un fortissimo aumento dei prezzi sicuri che nessuna politica pubblica possa rispondere con aumenti di salari e stipendi. E siccome i gruppi finanziari hanno il controllo dei governi, i ricchi investitori godono della matematica certezza che nessuno politico possa varare aumenti dei livelli salariali che compensino l’inflazione dei prezzi al consumo. Nel passato secolo, agli aumenti salariali seguiva l’aumento delle retribuzioni: governi, partiti e sindacati potevano agire come cuscinetto tra potere economico e popolo.

Oggi questo è impedito dai padroni del mercato, che hanno pianificato una politica globale di concentrazione delle ricchezze. Così c’è persino chi propone ai lavoratori di rinunciare a chiedere aumenti salariali, onde evitare che le aziende preferiscano licenziare: una sorta di prezzo di fuga dell’impresa, che offre lavoro a patto che costi davvero poco, e perché il guadagno deve essere tutto degli azionisti. Ecco perché i salari sono fermi mentre l’aumento dei prezzi continua, anzi accelera tanto da indurre la gente normale a svendere i propri beni. L’economista, e già ministro greco, Yanis Varoufakis vede in questa politica dei mercati un assalto preparato da decenni. “Un gioco di potere lungo mezzo secolo, guidato da grandi aziende e Wall Street – afferma Yanis Varoufakis –. Ora le autorità occidentali devono affrontare una scelta difficile: spingere i conglomerati e persino alcuni Stati verso il fallimento o lasciare che l’inflazione non sia tenuta sotto controllo”.

Lo stato su cui probabilmente verrà sperimentato il fallimento è l’Italia, è non è dato sapere se entreranno nel fallimento solo i patrimoni pubblici od anche quelli registrati dei cittadini. Va rammentato che dalla seconda metà del Novecento gli Stati Uniti sostengono in vario modo le economie emergenti e i rapporti finanziari tra Europa e Giappone: un enorme giro di danaro, la maggior parte dei profitti da servizi e prodotti finanziari confluisce nella borsa di Wall Street. Un monopolio e un controllo della ricchezza planetaria che i signori di Wall Street non intendono spartire con i loro concorrenti cinesi e russi. È questo il vero motivo della terza guerra mondiale, che si sta da tempo combattendo sui fronti economici e finanziari. I signori di Wall Street, nonostante la crisi del 2008, rimangono i gestori del capitale privato occidentale, sotto forma di option e ancora oggi di derivati.

Questa inflazione serve per convincere ancora più i governi che necessiti stringere la cinghia, far fare sacrifici ai popoli, tagliare la spesa pubblica, non opporsi ai licenziamenti nel pubblico come nel privato, diminuire in maniera drastica i servizi erogati alla cittadinanza. In una tale situazione nessun governo ha il coraggio necessario a bloccare eventuali aumenti di pressi energetici o di altri beni, temendo di perdere l’appoggio dei padroni delle holding energetiche. Quindi viene applicata l’austerità sui cittadini ipercontrollati e una sorta d’immunità per le multinazionali: i primi supertassati e le seconde pagano il tre per cento di tasse nei paesi occidentali dove operano. La finalità è concentrare la ricchezza in pochissime mani, convincendo i cittadini a privarsi di tutto, dicendo loro che il futuro non potrà che essere di povertà per i popoli con pochi buoni posti di lavoro, salari stagnanti, e titolarità della ricchezza immobiliare in mano a pochi investitori istituzionali delle borse.

Una politica terroristica fiscale che sta generando accidie nei cittadini e ignavia nell’impresa italiana. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: esaurimento della capacità produttiva dell’italiano medio, crisi dell’impresa familiare i cui membri svendono i patrimoni, rottura delle catene di approvvigionamento e innalzamento dei prezzi per generare panico. Stiamo semplicemente pagando la guerra voluta dai signori della borsa. Come in tutte le guerre c’è chi s’impoverisce e chi s’arricchisce, e certamente i pavidi rischiano di ritrovarsi tra un paio d’anni senza lavoro, senza casa e senza gruzzolo.


di Ruggiero Capone