L’istituto del “commissario” e criticità da superare

In modo quasi ingenuo il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili comunica al Parlamento che su 102 opere infrastrutturali commissariate nel corso del 2021 c’è una serie di criticità che frena il lavoro degli stessi commissari e, sempre il ministro, fornisce anche le motivazioni; addirittura il 56 per cento degli interventi commissariati ad aprile del 2021 sono bloccati per problemi legati alle coperture e questo accade per il 31 per cento degli interventi, mentre il 27 per cento è bloccato da motivi puramente procedurali, il 16 per cento per motivi di natura ambientale e il 13 per cento per aspetti archeologici e paesaggistici.

Le Commissioni parlamentari avevano preteso che si stabilisse una sorta di priorità per le opere commissariate nell’assegnazione dei prossimi fondi disponibili; tuttavia, la relazione al Parlamento denuncia che quella dei fondi è, insieme alle procedure, la criticità maggiore. Durante questo mese di gennaio, il ministro Enrico Giovannini si è impegnato nell’attivare un apposito portale chiamato “Osserva Cantieri” attraverso il quale verranno fornite informazioni utili ai diversi soggetti coinvolti (istituzioni, società civile, commissari, vertici politici) per valutare gli stati di avanzamento delle fasi procedurali previsionali ed effettive dei progetti. Ma questo giusto impegno a dare la massima informazione sullo stato di avanzamento dei progetti si scontra con un dato che ritengo sia davvero vincolante e cioè quello legato alla copertura finanziaria. Non solo: ammettere, praticamente quasi dopo un anno dalla nomina definitiva dei commissari, della presenza, per circa un terzo dei progetti, della non disponibilità adeguata di fondi non solo preoccupa ma rende poco incisivo tutto l’impianto programmatico del Pnrr e delle proposte progettuali direttamente – e indirettamente – con tale Piano interagenti. In realtà, stiamo garantendo solo l’avvio di primi lotti di opere il cui costo globale non trova per ora adeguata copertura e, in tal modo, stiamo contravvenendo anche a un vincolo chiave imposto dalla stessa Unione europea, relativamente alla esigenza di proporre opere organiche da completare “integralmente” entro il 31 dicembre 2026.

Invece, noi abbiamo – solo a titolo di esempio – opere come: l’asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria del costo di circa 22 miliardi che parte solo con l’avvio di un primo lotto (la Salerno-Romagnano) dell’importo pari a 1,8 miliardi garantite dal Pnrr e 9,4 miliardi garantite dal Piano complementare per consentire la realizzazione di altri sub-lotti capaci di rendere possibile la copertura finanziaria di ulteriori tratti fino a Tarsia. Quindi, per carenza di risorse, non partono tutti i lotti in modo da assicurare la intera realizzazione della Salerno-Reggio Calabria; altrettanto si può dire per la realizzazione dell’asse ferroviario ad alta velocità Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia il cui costo globale è di circa 1,9 miliardi di euro ma che, allo stato, trova copertura solo per un primo lotto di circa 440 milioni di euro; stessa criticità è possibile riscontrarla sull’asse ferroviario ad alta velocità Roma-Pescara in cui il costo stimato è di circa 6,2 miliardi di euro ma che, per ora, viene garantita la copertura di un solo primo lotto di 520 milioni di euro.

Potrei continuare in questo elenco di esempi e, in particolare, potrei anche portare, come fatto pochi giorni fa, l’esempio delle coperture garantite non dal Pnrr ma dal Piano complementare e scoprire che i famosi 9,4 miliardi di euro della Salerno-Reggio Calabria trovano copertura in un articolato provvedimento che assicura le risorse con le seguenti cadenze annuali; per il 2021 (8 milioni), per il 2022 (150 milioni), per il 2023 (200 milioni), per il 2024 ( 250 milioni), per il 2025 (740 milioni), per il 2026 (1.800 milioni), per il 2027 (1.667 milioni), per il 2028 (1.830 milioni), per 2029 (1.520 milioni) e per il 2030 (1.235 milioni) e quindi sono disponibilità legate alla conferma nelle varie Leggi di Stabilità che si susseguiranno fino al 2030.

Questo quadro di criticità sui fondi non credo riusciremo a difenderlo in sede comunitaria, perché contrasta in modo inequivocabile proprio con il Codice comportamentale che caratterizza la intera strategia del Pnrr e delle opere a esso collegate. E, soprattutto, rende impossibile lo stesso mandato dei singoli commissari, cioè non poter realizzare un lotto di un’opera perché allo stato è incerta la relativa copertura. E tale criticità crea seri problemi nella definizione del programma degli Stati di avanzamento lavori (Sal) e nel controllo della Wbs (con l’espressione Work breakdown structure-Wbs si intende l’elenco di tutte le attività di un progetto in tutte le sue articolazioni temporali, in tutte le sue fasi di avanzamento).

Ho aspettato un po’ di giorni prima di rendere esplicite queste mie considerazioni, perché ero convinto che il ministro Giovannini avrebbe precisato, a valle di un articolo di Giorgio Santilli in cui venivano esposte in modo sintetico le considerazioni contenute nella relazione inoltrata al Parlamento, che la soglia del 31 per cento delle criticità per le opere commissariate era una interpretazione non corretta e che si trattava di una analisi poco attenta; purtroppo il ministro finora non ha sollevato alcun problema e, leggendo attentamente la relazione inoltrata al Parlamento (vedi quadro allegato interno alla Relazione al Parlamento), si evince che, come detto in precedenza, per quasi un terzo dei progetti non vi è disponibilità adeguata di fondi.

Allora rimango davvero sconcertato, perché di fronte a questa criticità nasce spontanea, come d’altra parte fatto poco tempo fa per le infrastrutture portuali in cui ho denunciato una chiara logica da “Cencelli della logistica”, una interpretazione delle scelte nel comparto delle infrastrutture, soprattutto del centro-sud del Paese, cioè che si sia fatto ricorso a un “Cencelli delle infrastrutture”; che si sia fatto ricorso a una logica che rispetta il seguente principio: pur di accontentare tutti, si regalano programmaticamente segmenti di opere e, questa volta, non per carenza di risorse ma per incapacità di scegliere solo opere organiche che, in tempi certi e con risorse garantite, si completino grazie al supporto di una figura che chiamiamo commissario ma che, in realtà, forse dovrebbe e potrebbe essere lo stesso soggetto attuatore.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 24 gennaio 2022 alle ore 11:33